Pasta e riso, adesso serve l’etichetta di origine

Sapremo da dove arrivano la pasta e il riso che compriamo nei negozi o che serviamo sulle nostre tavole. E’ stata infatti firmata dai ministri delle Politiche agricole e dello Sviluppo economico la norma che prevede l’introduzione dell’etichetta che riporta il luogo di coltivazione, di lavorazione e di confezionamento per il riso e il luogo di coltivazione del grano e di provenienza della semola per la pasta. L’obiettivo dell’iniziativa è tutelare meglio sia i consumatori sia i prodotti. La strada, però, non è in discesa: per due anni il nostro Paese sperimenterà il nuovo sistema di etichettatura, così come accade anche per la normativa relativa a latte e formaggi, in attesa del responso della Ue. A breve la Commissione Europea dovrà esprimersi in merito a questa nuova normativa introdotta dal Governo italiano e, in caso di parere negativo, potrebbe addirittura venire aperta una procedura d’infrazione.

Più competitività per il sistema Italia

Soddisfatto e fiducioso il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, che ha detto: “L”aumento dell’8% delle esportazioni nei primi di cinque mesi del 2017 dimostra quanto l’Italia guadagna dall’internazionalizzazione. Per portare più pmi a internazionalizzarsi dobbiamo concludere accordi commerciali come quello con il Canada  che rimuovono gli ostacoli e le barriere tariffarie. Ma allo stesso tempo dobbiamo tutelare i consumatori e i lavoratori con regole chiare e trasparenza sui prodotti commercializzati. I decreti che abbiamo firmato oggi rispondono proprio a quest’ultima esigenza: garantiscono una scelta consapevole ai consumatori tramite l’obbligo di trasparenza nelle etichette. Puntiamo sulla forza del Made in Italy e sulla qualità delle filiere per poter competere con ancora maggior forza sui mercati globali”.

Come sarà l’etichetta per grano e pasta

Il decreto grano/pasta in particolare prevede che le confezioni di pasta secca prodotte in Italia dovranno avere obbligatoriamente indicate in etichetta le seguenti diciture:

  1. a) Paese di coltivazione del grano: nome del paese nel quale il grano viene coltivato;
  2. b) Paese di molitura: nome del paese in cui il grano è stato macinato.

Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi UE, Paesi NON UE, Paesi UE E NON UE.

Se il grano duro è coltivato almeno per il 50% in un solo paese, come ad esempio l’Italia, si potrà usare la dicitura: “Italia e altri Paesi UE e/o non UE”.

Come sarà l’etichetta per il riso

Il provvedimento prevede che sull’etichetta del riso devono essere indicati:

  1. a) “Paese di coltivazione del riso”;
  2. b) “Paese di lavorazione”;
  3. c) “Paese di confezionamento”.

Anche per il riso, se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le diciture miste.

Dove in etichetta

Come riporta una note dei due misteri, le indicazioni sull’origine dovranno essere apposte in etichetta in un punto evidente e nello stesso campo visivo in modo da essere facilmente riconoscibili, chiaramente leggibili ed indelebili. I provvedimenti prevedono una fase di 180 giorni per l’adeguamento delle aziende a nuovo sistema e lo smaltimento delle etichette e confezioni già prodotte.