Italia, piccole e medie imprese: 5 mila nuove attività nel 2016

I segnali di ripresa dell’economia italiana si riflettono anche nei numeri relativi all’imprenditoria nazionale. In particolare, sembrano godere di nuovo slancio e di un’ottima dose di ottimismo le piccole e medie imprese distribuite su tutto il territorio nazionale. Ecco, in estrema sintesi, la fotografia dello stato di salute delle Pmi: il dato emerge dal Rapporto Cerved Pmi 2017, presentato di recente a Milano

Piccole, ma solide e più numerose

In Italia cresce in modo significativo il numero delle piccole e medie imprese: sono circa 5 mila le nuove attività nate nel corso del 2016. Non solo: le Pmi risultano anche più solide, con un aumento considerevole degli investimenti. Il Rapporto Cerved mostra che si è rafforzato e ha preso slancio l’aumento del numero delle Pmi grazie soprattutto alla crescita registrata dalle microimprese. Se nel 2015 si era verificata una prima inversione di tendenza, come riporta l’Ansa, nel 2016 si è osservato un ulteriore incremento: sono oltre 5 mila le nuove imprese. Un aumento robusto che porta il totale delle Pmi a quota 145 mila unità.

Le Pmi segnano performance migliori delle grandi

Le buone notizie non si fermano esclusivamente al numero crescente di piccole aziende, ma coinvolgono anche gli aspetti legati al giro d’affari. Dall’analisi degli indicatori economico-finanziari, le piccole e medie imprese hanno consolidato positivamente le dinamiche in atto, facendo registrare risultati migliori anche rispetto alle grandi. Le Pmi confermano la crescita di fatturato (+2,3%), valore aggiunto (+4,1) e margini lordi (+4,1%).

Investimenti in forte crescita

Ottime indicazioni anche per ciò che concerne gli investimenti, con dati in deciso aumento. La crescita in questo ambito tocca il 7,8% rispetto alle immobilizzazioni materiali, con andamenti positivi in tutti i settori. Crescono anche sia i debiti finanziari (+1,1%), sia i debiti commerciali (+1,2%). D’altro canto, si rafforza il capitale proprio con un aumento del patrimonio netto di circa il 5%. Per quanto riguarda i tassi di ingresso in sofferenza delle Pmi, si prevede un’ulteriore e forte diminuzione. Secondo le stime, nel triennio 2017-19 il tasso è atteso all’1,7% in termini di numeri e al 2,2% in termini di valore. Si tratta di valori ancora leggermente superiori a quelli del 2008, ma che riducono sensibilmente il divario con i livelli pre-crisi.

“Il numero di Pmi è tornato a crescere e la redditività si avvicina ai livelli pre-crisi con una ripresa che ha basi finanziarie e reddituali molto solide. Tuttavia è necessario aumentare la produttività delle nostre imprese e accelerare il ritmo di crescita, troppo indietro rispetto a quello degli altri principali paesi europei” precisa l’amministratore delegato di Cerved, Marco Nespolo.