I lockdown rafforzano il legame tra genitori e figli

In un anno segnato dalla pandemia è di primario interesse comprendere se e in che modo la quarantena abbia influito sui rapporti familiari, in particolare, tra genitori e figli. Per questo motivo, Kinder ha commissionato a Ipsos uno studio internazionale su un campione di genitori e figli di età compresa tra i 7 e i 15 anni. Si tratta della seconda edizione del Kinderometro, che indaga proprio l’evoluzione della genitorialità e i fattori chiave coinvolti nello sviluppo dei ragazzi. Obiettivo, cogliere tutte le opportunità per rafforzare il legame con i genitori attraverso i piccoli momenti di condivisione.

Un legame positivo ancora più forte

Dal quadro generale che emerge dal Kinderometro sebbene il 2020 talvolta sia stato difficile ha rafforzato il legame che unisce i genitori e i loro figli. Tanto che il primo periodo di quarantena ha rappresentato un’opportunità per condividere più del solito i momenti di semplicità quotidiana. Inoltre, se essere un buon genitore significa fornire un quadro di regole definito, significa anche consentire ai figli di essere indipendenti. Sport, lettura e attività manuali rispecchiano questo mix di disciplina e autonomia, e durante il lockdown la condivisione di queste attività ha contribuito sia allo sviluppo delle capacità cognitive e del benessere fisico dei ragazzi sia della loro creatività, fiducia in sé stessi e personalità.

Le sfide lanciate al ruolo del genitore moderno

In particolare, l’attività fisica rappresenta uno dei pilastri più importanti per la crescita e lo sviluppo dei bambini, e il 74% degli intervistati lo pratica insieme. Fare attività sportiva insieme permette infatti di condividere un momento divertente, ma è anche un modo per i genitori di contribuire all’istruzione e allo sviluppo dei loro figli. Quanto alla tecnologia, la vita digitale dei ragazzi è l’esempio perfetto delle sfide lanciate al ruolo del genitore moderno. Il tempo trascorso davanti agli schermi rappresenta infatti il punto più spinoso del loro rapporto, e la fonte di discussione più significativa. Anche perché i ragazzi dai 7 ai 15 anni sono nativi digitali, e l’uso degli schermi è elevato indipendentemente dall’età.

Una diversa percezione dei potenziali pericoli della tecnologia

Se generalmente genitori e figli concordano sui vantaggi offerti dagli schermi hanno però una diversa percezione dei potenziali pericoli: i genitori ne individuano i rischi, come la minore socializzazione, mentre i ragazzi ne sono meno consapevoli. Dallo studio emerge però che i ragazzi italiani usano i social network e i giochi sensibilmente meno della media dei Paesi coinvolti dal Kinderometro. E se dal confronto internazionale emerge una sostanziale omogeneità della situazione generale, i genitori italiani hanno approfittato molto più degli altri della quarantena per svolgere più del solito attività con i loro figli. Anzi, hanno continuato a svolgerle con la stessa frequenza del periodo di quarantena anche una volta finito il lockdown.