Lavoro: ad aprile previste 446mila assunzioni, e 1,5 milioni entro giugno

Ad aprile 2024 sono oltre 446mila i contratti di assunzione di durata superiore a un mese o a tempo indeterminato programmati dalle imprese. E oltre 1,5 milioni per il trimestre aprile-giugno, +0,7% rispetto ad aprile 2023 (circa 3mila unità), ma -3,0% (oltre 46mila unità) sul corrispondente trimestre  del 2023.
A delineare questo scenario è il Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.

Sono le piccole imprese con meno di 50 dipendenti a programmare il 64,5% delle assunzioni previste per il mese di aprile, mentre le medie imprese ne programmano il 18,9% e le medio grandi il restante 16,6%.

Industria e servizi 

Sotto il profilo settoriale, l’industria complessivamente prevede circa 121mila assunzioni (+16mila rispetto ad aprile 2023) e circa 400mila nel trimestre aprile-giugno (-6mila), grazie soprattutto alle entrate programmate dal comparto delle costruzioni (43mila nel mese e 143mila nel trimestre).

I servizi prevedono ad aprile 325mila assunzioni (-13mila) e oltre 1,1 milione nel trimestre (-41mila). Tra i servizi il flusso di assunzioni più consistente riguarda la filiera turistica, con 105mila contratti da attivare ad aprile e 391mila entro giugno.
Seguono commercio (oltre 63mila nel mese e 207mila nel trimestre) e servizi alle persone (45mila, 173mila).

Le professioni più ricercate e di difficile reperimento

Ad aprile è difficile da reperire il 47,8% del personale ricercato dalle aziende, +2,6% rispetto a un anno fa.
Tra le figure di più difficile reperimento il Borsino delle professioni del Sistema Informativo Excelsior evidenzia ingegneri (62,5% di difficile reperimento), analisti e specialisti nella progettazione di applicazioni (55,7%), tecnici in campo ingegneristico (70,0%) e tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi (66,2%), addetti agli sportelli (51,7%), professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali (55,3%), operatori per la cura estetica (55,1%), fabbri costruttori di utensili (78,9%), operai specializzati del tessile-abbigliamento (70,9%) e operai alle macchine automatiche e semiautomatiche per lavorazioni metalliche (60,4%).

Rilevante la domanda di lavoratori immigrati

Circa 88mila assunzioni programmate nel mese, pari al 19,8% del totale, riguarda la domanda di lavoratori immigrati. 
I settori economici che hanno maggiore necessità di manodopera straniera sono quelli dei servizi operativi di supporto a imprese e persone (34,4% delle assunzioni), servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio (30,3%), costruzioni (28,6%), metallurgia (21,2%) e legno-arredo (20,1%).

A livello territoriale si evidenzia come il flusso delle entrate previste ad aprile nelle regioni del Nord risulti in crescita rispetto allo stesso mese del 2023 (+12mila unità per il Nord-Ovest e + 11mila per il Nord-Est), a fronte di una tendenza negativa per il Centro e il Mezzogiorno (-9mila e -11mila).

La banda ultralarga fa crescere il fatturato delle aziende alimentari

Quasi la metà delle aziende del comparto alimentare che dispongono di una connessione a banda ultralarga, il 44%, ha chiuso il 2023 con una prospettiva di fatturato in crescita, staccando quelle non connesse, pari al 24%, di 20 punti percentuali.
Le aziende con accesso alla banda ultralarga riportano alcuni elementi chiave di tale risultato. Quasi l’80% di esse evidenzia un miglior controllo dei processi di produzione, il 72% una maggiore efficienza, e il 61% un migliore controllo di qualità e sicurezza.

È quanto emerge dalla ricerca commissionata da EOLO, fornitore di connettività tramite tecnologia FWA e prima B Corp del settore delle telecomunicazioni in Italia, a Community Research&Analysis, sotto la direzione scientifica del professor Marini dell’Università degli Studi di Padova.

Il ruolo fondamentale giocato nella catena di fornitura

Considerando tutti i dati presi in esame dalla ricerca, le aziende non connesse tendono a minimizzare gli effetti della connettività sulla propria attività.
Chi non dispone della banda ultralarga è meno incline a valutarne l’impatto positivo, con differenziali negativi che toccano anche i 25 punti percentuali.

Un esempio è la gestione efficiente della catena di fornitura. In questo caso, la banda ultralarga gioca un ruolo fondamentale per le aziende già connesse (75%), ma meno della metà delle realtà non connesse è dello stesso avviso.

Previsioni di investimenti: +27,6% per le aziende connesse

Un’ulteriore evidenza dei benefici della banda ultralarga per le aziende del settore si riscontra anche nelle previsioni di investimenti.
Quasi il 20% delle aziende non connesse prospetta una riduzione degli investimenti nella propria attività, una percentuale simile a coloro che intendono invece aumentarli (22,9%).

Tra le aziende connesse questi numeri migliorano sensibilmente. Le previsioni di investimenti in aumento raggiungono il 27,6%, mentre solo il 14% del campione si attende una contrazione.

La connettività è un driver di sviluppo fondamentale per l’Italia

“La connettività è un driver di sviluppo fondamentale per il Paese, permettendo alle aziende di crescere e diventare più competitive – ha sottolineato Andrea Pelizzaro, chief sales officer di EOLO -. Per rendere sempre più aree del Paese connesse, la tecnologia di EOLO gioca un ruolo cruciale, perché rappresenta la soluzione migliore per raggiungere i territori a bassa densità di popolazione. È infatti in queste aree che si concentrano molte piccole e medie imprese anche nel settore alimentare, che non potendo accedere alla banda ultralarga si trovano a competere in una situazione di svantaggio”.

Alimentazione e sostenibilità: quale sarà il cibo del futuro?

La questione del cibo sostenibile non riguarda soltanto le scelte di gusto personale o le capacità nutritive degli alimenti, ma anche le conseguenze della produzione degli alimenti sull’equilibrio del Pianeta.
Secondo la FAO il 31% delle emissioni di gas serra generate da attività umane è riconducibile ai sistemi agroalimentari.

In fatto di cibo sostenibile oggi sembrano prevalere due correnti principali. Da una parte quella guidata dall’innovazione, che sta portando alla graduale introduzione di alimenti del tutto inediti rispetto a quelli tradizionali. Dall’altra, una sorta di ritorno alle origini, ovvero, alla reintroduzione o salvaguardia di tecniche agricole e di produzione più tradizionali, e meno impattanti sull’ambiente.

Cosa mangeremo domani? Qualunque alimento, purché a basso impatto ambientale e sociale 

Le alghe sono sicuramente tra gli alimenti a minor impatto ambientale, poiché sono coltivabili praticamente ovunque, con un ridottissimo dispendio energetico ed emissioni molto contenute.
A livello nutritivo, è un alimento ricco di sali minerali e vitamine che può essere aggiunto a molti altri alimenti. La coltivazione di alghe inoltre potrebbe ridurre le colture terrestri e quindi limitare le emissioni complessive di gas serra dovute all’agricoltura.

Uno dei super alimenti prodotti grazie all’innovazione tecnologica è invece la carne coltivata, prodotta in laboratorio grazie all’innesto di cellule staminali di animali vivi e sani che vengono fatte proliferare in appositi bioreattori.
Una produzione, che se applicata su larga scala, porterebbe alla drastica riduzione dei gas serra e del consumo di acqua degli allevamenti intensivi, pur comportando consumi energetici non indifferenti.

Carne allevata, coltivata o insetti?

Oltre alla carne allevata, sono gli insetti uno dei potenziali alimenti del futuro di cui si parla di più.
In diverse aree del mondo sono già consumate diverse specie di insetti in quanto fonte di proteine ad alta qualità, paragonabili a quelle di carne o pesce.

Le criticità con riferimento agli insetti, oltre alle questioni etiche e di gusto, soprattutto per popolazioni non abituate al consumo di questo genere di alimento, riguardano l’ambito igienico-sanitario legato a grandi quantità di insetti allevate in modo intensivo per la successiva trasformazione alimentare.

Riso ibrido proteico, il superalimento che riduce le emissioni

Un altro degli alimenti più consumati a livello globale, il riso, è stato recentemente rivisitato per dare vita a una sorta di alimento ibrido tra cereale e carne, ovvero un riso proteico che al suo interno contiene una percentuale di cellule di manzo (circa l’8% del totale).
Insomma, riporta Adnkronos, una sorta di super alimento che non solo ha un livello nutrizionale più completo rispetto al riso tradizionale, ma che contribuisce a ridurre drasticamente l’impatto ambientale.

Se infatti per 100g di proteine prodotte con il riso proteico vengono emessi poco più di 6 kg di CO2, per produrre la stessa quantità di proteine da carne bovina le emissioni di CO2 salgono a quasi 50 kg.
A oggi, il riso ibrido è solo in fase di sperimentazione, ma le sue potenzialità possono essere importanti anche in ottica di contrasto alla fame nel mondo.

PNRR: Italia prima in Europa con il 53% degli obiettivi raggiunti

L’Italia ha già realizzato il 53% delle milestone e dei target concordati con l’Europa (151 dei 290 previsti), e a oggi siamo il Paese con maggiori risultati raggiunti nella trasformazione digitale nell’ambito del PNRR.
Il PNRR mette a disposizione del Paese risorse mai viste prima per la digitalizzazione dell’Italia, molto più di tutti gli altri Paesi in Europa.

Si tratta di 47 miliardi di euro dal 2021 a giugno 2026, di cui 40 miliardi della Missione 1, più le iniziative di digitalizzazione di altre cinque Missioni, pari al 37% di tutte le risorse europee dedicate alla trasformazione digitale nel Next Generation EU.
La Spagna prevede di spendere per il digitale 20 miliardi di euro, la Germania 13, la Francia 9, e altri 19 Stati meno di 2 miliardi.
Ma ora la partita si fa seria, con molti nuovi target da raggiungere, per cui sono attesi risultati con effetti concreti sull’economia e il benessere collettivo.

“Si apre una nuova fase per l’Agenda Digitale”

È quanto emerge dalla ricerca dell’Osservatorio Agenda Digitale della School of Management del Politecnico di Milano.

“Si apre una nuova fase per l’Agenda Digitale dell’Italia, ancor più ricca di opportunità e di criticità che in passato – afferma Alessandro Perego, Direttore scientifico -. Mentre siamo impegnati a realizzare nei tempi previsti gli interventi del PNRR, è necessario pensare a come dare un futuro sostenibile alla trasformazione digitale. È importante farlo ora, mentre entriamo nella fase più critica del Piano e impostiamo le politiche di coesione, per garantire continuità d’azione e un uso corretto delle risorse disponibili”.

Il 60% delle risorse destinato a PA o imprese pubbliche

La PA è fondamentale nell’attuazione del PNRR e nel raggiungimento degli obiettivi di trasformazione digitale. Almeno il 60% delle risorse del Piano (nello specifico il 33% di quelle della Missione 1 per la trasformazione digitale) sono destinate a PA centrali, locali o imprese pubbliche. Tutte le risorse sono gestite e rendicontate da PA.

In particolare, entro fine 2024 l’Italia deve confermare i target di fine 2023 sui tempi di aggiudicazione delle gare pubbliche, su quelli per realizzare quanto previsto e sulla gestione dei relativi pagamenti.
Deve poi spedire almeno 3 milioni di lettere di conformità e generare un gettito fiscale, da queste, di almeno 2,7 miliardi di euro, deve ridurre del 65% le cause pendenti nei tribunali ordinari e del 55% quelle nelle corti di appello civili.

Gap digitale Nord-Sud: servono strategie differenziate

A livello geografico, però, si confermano ampie differenze tra le Regioni italiane e il divario endemico tra le Regioni del Mezzogiorno e quelle del Centro-Nord.

“Se vogliamo ridurre i divari storici dell’Italia con altri Paesi e tra i nostri stessi territori, servono strategie differenziate che raccordino il livello nazionale a quello regionale. L’attuazione dell’agenda digitale deve essere portata avanti con strategie multilivello – spiega Michele Benedetti, Direttore dell’Osservatorio Agenda Digitale -, che tengano conto anche degli effetti degli interventi sulla riduzione delle disuguaglianze economico-sociali”.

PA e trasformazione digitale: l’Intelligenza artificiale al centro della rivoluzione

Nonostante alcuni ritardi nella digitalizzazione rispetto ad altre nazioni, l’Italia mostra segnali promettenti, specialmente nelle sperimentazioni che riguardano l’Intelligenza Artificiale nel settore pubblico.
Con una visione chiara e investimenti mirati, l’Italia può trasformare le sfide in opportunità, diventando un modello di innovazione nella Pubblica amministrazione.

È quindi essenziale investire in tecnologie avanzate come Cloud Computing e Blockchain, unite però alla necessità di un significativo sviluppo delle competenze digitali.
Insomma, la trasformazione digitale sta investendo la PA italiana, e l’AI è il motore di questo cambiamento. Ma è altresì cruciale considerare il ruolo della normativa, in particolare, l’introduzione dell’AI Act, nel guidare e rendere sicuro il percorso dell’innovazione.

L’AI trasforma il modo in cui vengono erogati servizi ai cittadini

La rivoluzione digitale della PA promette di trasformare il modo in cui vengono gestititi processi ed erogati servizi ai cittadini, e l’AI emerge come chiave per un futuro più efficiente e dinamico.
“Stiamo assistendo a un cambiamento radicale, dove l’AI può svolgere un ruolo decisivo nell’ammodernare i servizi pubblici – commenta Federico Aiosa, Head Of Sales del Central Public Sector Welfare Area -. Ma è fondamentale adottare un approccio strategico e condiviso. La posizione dell’Italia nelle classifiche internazionali di digitalizzazione non soddisfa ancora le nostre aspettative a causa di vari fattori, come la limitata spesa nelle soluzioni ICT e la mancanza di competenze digitali avanzate tra i lavoratori pubblici”.

“Convertire le sperimentazioni in azioni concrete”

Fortunatamente, l’Italia si distingue per il numero di sperimentazioni nel campo dell’AI nel settore pubblico. “Ciò evidenzia un crescente interesse verso l’innovazione – aggiunge Aiosa -. Ora è essenziale convertire queste sperimentazioni in azioni concrete”.
Per una trasformazione digitale efficace, l’Italia deve quindi puntare su soluzioni tecnologiche avanzate e un cambio culturale nelle pubbliche amministrazioni. Tecnologie come il Cloud Computing, Quantum Computing e la Blockchain sono cruciali. “Il deficit di competenze digitali – continua il manager – è un ostacolo notevole. È fondamentale investire in programmi di formazione specifici”.

La normativa deve garantire privacy e sicurezza supportando l’innovazione 

La normativa deve evolversi per accompagnare e consolidare le opportunità offerte dalla tecnologia. Recentemente è stato introdotto l’AI Act, la prima legge al mondo che tenta di regolamentare l’Intelligenza artificiale in maniera strutturale.

“Per accompagnare questo cambiamento, è necessaria una normativa che supporti l’innovazione, garantendo al contempo la privacy e la sicurezza dei dati” spiega ancora Aiosa.
Insomma, la trasformazione digitale nella Pubblica amministrazione italiana rappresenta una sfida europea e globale.
Con una visione chiara, investimenti mirati e un forte impegno nella formazione, l’Italia può sfruttare il potenziale dell’AI per innovare i servizi pubblici e migliorare la vita dei cittadini diventando un esempio da seguire.

L’evoluzione delle APT nelle previsioni 2024 di Kaspersky

Nel 2024 gli autori di Advanced Persistent Threat (APT) introdurranno nuovi exploit su dispositivi smart, mobile e wearable per creare botnet e perfezionare i metodi di attacco alla supply chain.
Inoltre, i nuovi strumenti basati sull’Intelligenza artificiale semplificheranno la creazione di messaggi di spear phishing, consentendo ai cybercriminali anche di impersonificare determinate persone. I truffatori potrebbero infatti ideare metodi di elaborazione creativi, raccogliendo dati online e affidandoli ai LLM per scrivere messaggi simili a quelli di una persona vicina alla vittima.

Sono alcune previsioni per l’anno nuovo contenute nel Security Bulletin del Global Research and Analyses Team (GReAT) di Kaspersky.
Dai furti di identità basati sull’AI all’aumento degli exploit creativi per dispositivi mobile a nuove botnet nel 2024 le innovazioni tecnologiche intensificheranno gli attacchi. Anche quelli a sfondo politico.

Attacchi zero-click e one-click

Operation Triangulation segna un punto di svolta importante per gli exploit mobile e potrebbe ispirare ulteriori indagini sulle ATP che colpiscono dispositivi smart, mobile e wearable.
Probabilmente assisteremo a un aumento degli sforzi di sorveglianza da parte dei cybercriminali, che colpiranno i device degli utenti finali sfruttando le vulnerabilità e metodi ‘silenziosi’ di consegna degli exploit, tra cui attacchi zero-click via messanger e one-click tramite SMS o app di messaggistica, così come le intercettazioni del traffico di rete.

Lo sfruttamento delle vulnerabilità nei software e nei dispositivi di uso comune è un altro aspetto a cui fare attenzione. La scoperta di gravi vulnerabilità a volte viene studiata in modo limitato e risolta in ritardo, spianando potenzialmente la strada a nuove botnet invisibili su larga scala, capaci di attacchi mirati.

Aumentano gli hacktivist

A fronte delle crescenti tensioni geopolitiche, il numero degli attacchi informatici promossi da uno Stato nel corso del 2024 potrebbe aumentare
Questi attacchi saranno probabilmente la causa di furti o crittografia dei dati, violazione delle infrastrutture IT, spionaggio a lungo termine e sabotaggi informatici.

Un’altra tendenza è l’hacktivism, sempre più diffuso nell’ambito dei conflitti geopolitici. Le tensioni politiche indicano un probabile aumento dell’hacktivism, sia di carattere distruttivo sia finalizzato alla diffusione di fake news, portando a indagini inutili e alla conseguente stanchezza degli analisti SOC e dei ricercatori specializzati nella sicurezza informatica.

“I nuovi strumenti di AI non sfuggono all’attenzione dei cybercriminali”

“Nel 2023 l’importante aumento della disponibilità di strumenti di AI non è sfuggito all’attenzione dei cybercriminali più esperti, impegnati in campagne estese e altamente sofisticate. Tuttavia, riteniamo che le previsioni future vadano oltre le possibili applicazioni dell’AI, – dichiara Igor Kuznetsov, Director, Global Research and Analysis Team (GReAT) di Kaspersky -. Il nostro obiettivo è quello di fornire ai professionisti della sicurezza informatica un’intelligence avanzata sulle minacce che sia in grado di anticipare gli ultimi sviluppi, migliorando la loro capacità di respingere gli attacchi informatici in modo più efficace”.

Software gestionali, un settore che non conosce crisi: fatturato a 22,4 miliardi  

Nel 2022, in Italia, le imprese operanti nel settore del software e dei servizi connessi hanno impiegato oltre 137.000 persone, generando un fatturato di 56,3 miliardi di euro, con una crescita del +9% rispetto all’anno precedente.
La quota relativa ai soli software gestionali ha registrato una crescita mediamente superiore rispetto ad altre tipologie di servizi, con un +12% rispetto al 2021, totalizzando 22,4 miliardi di euro, ovvero il 40% del fatturato complessivo del settore analizzato.
Questi sono alcuni dei risultati emersi dalla ricerca “Software nelle PMI: un motore d’innovazione per l’Italia”, condotta dagli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano, in collaborazione con AssoSoftware.

Il boom dei gestionali con lo smartworking 

“Dopo l’accelerazione nell’adozione di software gestionali registrata negli ultimi due anni, caratterizzati dalla diffusione dello Smart Working e dal cambiamento delle modalità di lavoro e di gestione dei processi aziendali, la crescita del settore nel 2022 è stata più contenuta. Siamo in una fase di assestamento e di consolidamento degli strumenti in uso, in un contesto sicuramente critico per gli investimenti in innovazione, soprattutto per le PMI colpite dalla crisi energetica, dall’aumento dell’inflazione e dalle criticità in alcune catene di fornitura” ha dichiarato Marina Natalucci, Responsabile della ricerca sul software gestionale degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano.
Nonostante le sfide emergenti, la ricerca evidenzia che comunque il mercato del software è in crescita. Gli avanzamenti nella digitalizzazione degli ultimi anni hanno sfruttato il software come strumento per rendere le aziende resilienti agli shock di contesto, come la recente emergenza sanitaria.

La penetrazione dei software gestionali nelle PMI

Riguardo alla diffusione dei software gestionali nelle PMI nel 2023, la ricerca ha coinvolto un campione esteso di oltre 500 PMI cross-settoriali. Si osserva una sostanziale stabilità nei tassi di penetrazione rispetto al 2022, con eccezione della Gestione documentale e workflow, che registra un aumento del 5% sull’anno precedente, con un’adozione complessiva del 53% nel campione.
La Gestione amministrativa e contabile rimane la soluzione software più diffusa (88%, +1 punto percentuale rispetto al 2022), seguita dalla Gestione del personale (61%), Controllo di gestione (58%), Gestione logistica e magazzino (54%), Approvvigionamento e produzione (50%), e CRM (42%).

E’ il momento del consolidamento

Nonostante il contesto economico incerto, il mercato del software non ha mostrato segni di cedimento, ma sembra vivere una fase di consolidamento delle soluzioni già presenti in azienda. Un esempio di questa tendenza è l’attenzione crescente all’ammodernamento degli applicativi in uso: cresce il numero di PMI che aggiornano completamente le soluzioni adottate (34%, +5 punti percentuali), mentre diminuiscono quelle che mantengono le soluzioni nella loro versione originale (7%, -2 p.p.).
Tuttavia, nonostante la propensione alla revisione dei processi, molte aziende prediligono ancora la personalizzazione del software in base alle esigenze funzionali del business, con l’Approvvigionamento e produzione (40%) e la Gestione del personale (38%) come soluzioni maggiormente “su misura”.
L’integrazione applicativa tra i vari software migliora passando dal 29% al 38% nelle imprese analizzate, ma resta ancora bassa l’integrazione esterna, con il 43% delle PMI che non prevede uno scambio automatico di informazioni con gestionali e altri sistemi di terze parti.

Una trasformazione ampiamente in atto

Nel complesso, le aziende hanno fatto progressi secondo l’indice di maturità sviluppato dalla ricerca. Solo il 13% delle aziende è all’inizio del percorso di trasformazione (in decrescita del 4% rispetto a un anno fa), mentre il 55% (+9 punti percentuali) del campione ha un indicatore complessivo superiore alla media di mercato e il 13% (+4 p.p.) appartiene al cluster delle aziende avanzate che hanno avviato azioni in tutte le dimensioni identificate.

Osservatorio Imprenditoria Retail 2023: sfide e opportunità 

L’Osservatorio Imprenditoria Retail 2023 ha presentato i risultati del suo studio annuale, che analizza il mondo dell’imprenditoria nel settore del franchising e della distribuzione organizzata. Il rapporto, promosso da Largo Consumo con TradeLab, offre una panoramica completa sulle prospettive e le tendenze degli imprenditori di questo comparto.

Ricerca di personale, tasto dolente

Uno dei dati più rilevanti emersi dallo studio è che il 56% degli imprenditori ritiene che la ricerca di personale sia diventata più complessa dopo la pandemia. Questa sfida si presenta in particolare per settori come le farmacie, l’abbigliamento e la ristorazione. I canali più efficaci per la ricerca di personale includono le conoscenze dirette, le segnalazioni di dipendenti e conoscenti, LinkedIn e i social media, oltre ai centri per l’impiego.

Ottimismo sul futuro

Nonostante le incertezze, il 75% degli imprenditori è ottimista riguardo al futuro del settore per i prossimi 18 mesi. Questa positività è guidata dalla forza e dalla notorietà del marchio, dalla qualità dei servizi offerti e dalla qualità dei prodotti. Tuttavia, il grado di ottimismo varia tra i diversi settori, con le profumerie al top (100%) e l’abbigliamento e la telefonia leggermente inferiori (67%).
Il 36% degli imprenditori ha l’intenzione di investire in settori diversi da quello di appartenenza. I settori più attraenti per nuovi investimenti includono la ristorazione, l’immobiliare e i servizi. Questo indica una volontà di diversificazione e un’apertura a opportunità al di fuori del proprio settore principale.

Qualità e prezzo, qual è il loro valore?

Sia i clienti sia gli imprenditori mettono l’accento su un alto rapporto qualità-prezzo nei prodotti a marchio del distributore (MDD). Tuttavia, i clienti cercano anche prezzi più convenienti e garanzie contro l’inflazione. Per gli imprenditori, è importante garantire il controllo di qualità, oltre al rapporto qualità-prezzo e scontrini competitivi.
Nel settore della ristorazione, il 75% degli imprenditori ritiene che il motivo principale per aderire a una rete sia il prestigio e la notorietà dell’insegna. Questi fattori sono cruciali per la soddisfazione degli affiliati, seguiti dalla qualità dei prodotti e dalla distintività del menu.

Per concludere

In conclusione, l’Osservatorio Imprenditoria Retail 2023 rivela sfide nella ricerca di personale, ma anche un’ottimistica prospettiva per il futuro. Gli imprenditori sono aperti alla diversificazione e mettono l’accento su qualità e prezzo, mentre nel settore della ristorazione, il prestigio dell’insegna svolge un ruolo chiave nell’adesione alle reti.

L’IA piace meno? Diminuite in estate le visite al sito ChatGPT

Il celebre chatbot di intelligenza artificiale, ChatGpt, lanciato da OpenAI a novembre, ha recentemente affrontato una diminuzione delle visite mensili al suo sito web per il terzo mese consecutivo. Secondo Similarweb, una società di analisi, si prevede che gli accessi al programma torneranno a crescere nei prossimi mesi, soprattutto grazie al lancio di ChatGpt Enterprise, una versione dedicata alle aziende e ai professionisti.

Ad agosto calo del 3,2%

Nel mese di agosto, Similarweb ha segnalato una diminuzione del 3,2% nelle visite al sito web di ChatGpt su desktop e dispositivi mobili in tutto il mondo, con un totale di 1,43 miliardi di visite. Questo calo è stato preceduto da una diminuzione di circa il 10% in ciascuno dei due mesi precedenti. Inoltre, il tempo medio trascorso dai visitatori sul sito è diminuito costantemente da marzo, passando da una media di 8,7 minuti a 7 minuti ad agosto. Tuttavia, Similarweb suggerisce che il ritorno a scuola potrebbe aumentare il traffico e l’utilizzo di ChatGpt, specialmente negli Stati Uniti, dove gli studenti sono tornati in classe alla fine di agosto. In effetti, il numero di accessi al sito di ChatGpt è già in crescita in risposta a questa tendenza.

Ma c’è stato il lancio del’App per iOS e Android

Va notato che l’introduzione dell’app ChatGpt per iOS e Android ha contribuito a spostare parte del traffico dal sito web all’app stessa, riducendo così il numero di visite al sito. E’ evidente che parte del traffico del sito abbia “traslocato” verso il mobile. Prima dell’arrivo di nuovi concorrenti come Threads, l’app di Meta che sfida Twitter, ChatGpt aveva registrato una crescita straordinaria, diventando uno dei servizi a più rapida crescita di sempre. Tuttavia, ora si trova tra le 30 app più importanti al mondo in termini di utenti.

E la concorrenza aumenta

La concorrenza nel settore dei chatbot e dell’intelligenza artificiale sta aumentando. Google ha introdotto in via sperimentale Bard, un chatbot per il supporto alla ricerca web, mentre Baidu in Cina ha lanciato Ernie Bot, una risposta a ChatGpt. Questo dimostra come il settore tecnologico stia cercando di sviluppare soluzioni interne per competere con l’IA occidentale, alla ricerca di nuove opportunità di crescita e innovazione. In ogni caso, nonostante la diffusione di competitor, ChatGPT rimane una delle principali soluzioni nel panorama degli assistenti virtuali.

Titoli green, risultati migliori rispetto agli energetici

Nel corso dei primi due trimestri del 2023, i titoli green, legati agli investimenti sostenibili, hanno ottenuto risultati migliori a livello internazionale rispetto alle azioni nel settore dell’energia e delle utilities. Questa tendenza si è mantenuta costante per due trimestri consecutivi, evidenziando una forte ripresa degli investimenti finanziari green. In particolare, le green equities hanno ottenuto ottimi risultati negli Stati Uniti e in Giappone, mentre hanno registrato una performance meno positiva nel Regno Unito. 

I migliori performer della finanza

Questo trend è stato evidenziato nell’ultimo rapporto del London Stock Exchange Group, che ha sottolineato come i titoli tecnologici siano stati tra i migliori performer e rappresentino uno dei settori trainanti degli investimenti sostenibili. Al contrario, le azioni nel settore energetico hanno continuato a deludere anche nel secondo trimestre del 2023.

Bene anche il settore tecnologico

Analizzando l’andamento del mercato finanziario internazionale nel secondo trimestre del 2023, emerge che il settore tecnologico ha registrato le migliori performance, con un aumento di circa il 15%. Seguono i titoli del settore consumer discretionary (vendita di beni e servizi non essenziali) al secondo posto e i titoli finanziari al terzo posto. 

Tengono le utilities 

Tra i settori con le performance peggiori si trovano utilities, energia e telecomunicazioni, quest’ultime in territorio negativo. Queste tendenze sono state influenzate dall’aumento dei tassi di interesse, dalle preoccupazioni legate al debito statunitense e dalla debolezza della ripresa economica cinese, oltre ai tagli alla produzione di petrolio da parte dei Paesi dell’OPEC. Tuttavia, diversi Paesi, soprattutto gli Stati Uniti, sono riusciti a superare questi ostacoli.

Ottima performance degli investimenti sostenibili

Negli ultimi sei mesi, si è osservato una crescita delle performance degli investimenti sostenibili, nonostante un contesto macroeconomico generalmente debole. Ciò ha portato ad un aumento delle valutazioni assolute e del premio per i titoli green, in particolare per gli investimenti ecosostenibili (EO) e per i benchmark allineati all’accordo di Parigi sul clima (PAB). Nonostante la cautela degli investitori, nel secondo trimestre del 2023 i flussi di fondi per gli investimenti sostenibili mostrano che i capitali derivanti dall’emissione di titoli verdi e dal sostegno dei governi all’energia pulita rimangono solidi. In particolare, il supporto delle istituzioni governative alla transizione green nel periodo post-pandemico è quasi triplicato tra novembre 2021 e aprile 2023.