Lavoro: ad aprile previste 446mila assunzioni, e 1,5 milioni entro giugno

Ad aprile 2024 sono oltre 446mila i contratti di assunzione di durata superiore a un mese o a tempo indeterminato programmati dalle imprese. E oltre 1,5 milioni per il trimestre aprile-giugno, +0,7% rispetto ad aprile 2023 (circa 3mila unità), ma -3,0% (oltre 46mila unità) sul corrispondente trimestre  del 2023.
A delineare questo scenario è il Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.

Sono le piccole imprese con meno di 50 dipendenti a programmare il 64,5% delle assunzioni previste per il mese di aprile, mentre le medie imprese ne programmano il 18,9% e le medio grandi il restante 16,6%.

Industria e servizi 

Sotto il profilo settoriale, l’industria complessivamente prevede circa 121mila assunzioni (+16mila rispetto ad aprile 2023) e circa 400mila nel trimestre aprile-giugno (-6mila), grazie soprattutto alle entrate programmate dal comparto delle costruzioni (43mila nel mese e 143mila nel trimestre).

I servizi prevedono ad aprile 325mila assunzioni (-13mila) e oltre 1,1 milione nel trimestre (-41mila). Tra i servizi il flusso di assunzioni più consistente riguarda la filiera turistica, con 105mila contratti da attivare ad aprile e 391mila entro giugno.
Seguono commercio (oltre 63mila nel mese e 207mila nel trimestre) e servizi alle persone (45mila, 173mila).

Le professioni più ricercate e di difficile reperimento

Ad aprile è difficile da reperire il 47,8% del personale ricercato dalle aziende, +2,6% rispetto a un anno fa.
Tra le figure di più difficile reperimento il Borsino delle professioni del Sistema Informativo Excelsior evidenzia ingegneri (62,5% di difficile reperimento), analisti e specialisti nella progettazione di applicazioni (55,7%), tecnici in campo ingegneristico (70,0%) e tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi (66,2%), addetti agli sportelli (51,7%), professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali (55,3%), operatori per la cura estetica (55,1%), fabbri costruttori di utensili (78,9%), operai specializzati del tessile-abbigliamento (70,9%) e operai alle macchine automatiche e semiautomatiche per lavorazioni metalliche (60,4%).

Rilevante la domanda di lavoratori immigrati

Circa 88mila assunzioni programmate nel mese, pari al 19,8% del totale, riguarda la domanda di lavoratori immigrati. 
I settori economici che hanno maggiore necessità di manodopera straniera sono quelli dei servizi operativi di supporto a imprese e persone (34,4% delle assunzioni), servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio (30,3%), costruzioni (28,6%), metallurgia (21,2%) e legno-arredo (20,1%).

A livello territoriale si evidenzia come il flusso delle entrate previste ad aprile nelle regioni del Nord risulti in crescita rispetto allo stesso mese del 2023 (+12mila unità per il Nord-Ovest e + 11mila per il Nord-Est), a fronte di una tendenza negativa per il Centro e il Mezzogiorno (-9mila e -11mila).

Carne coltivata: cosa ne pensano gli italiani?

Qual è il sentiment degli italiani nei confronti della carne coltivata? Lo ha scoperto un gruppo di ricerca dell’Università di Ferrara insieme a SWG, che hanno intervistato 5 chef affermati, 741 studenti/studentesse all’ultimo anno dell’istituto alberghiero, 1000 consumatori e 1000 possessori di animali domestici.

Lo scenario della carne coltivata, o “artificiale”, “pulita”, “cruelty-free”, è ancora in divenire, sia per i perfezionamenti tecnologici e di processo necessari per ottimizzarne efficienza ed efficacia, sia per i test richiesti per verificarne la sicurezza e la portata dei vantaggi. Potenzialmente però è uno scenario rivoluzionario per i suoi benefici a livello collettivo e individuale.
Principalmente, in termini di copertura della crescente domanda mondiale di carne, riduzione della pressione ambientale generata dagli allevamenti intensivi, e riduzione dei rischi per la salute.

“In attesa di una verifica sul campo”

“Dagli studi condotti emergono interesse e curiosità da parte degli intervistati nei confronti della carne coltivata, che non va vista in contrasto o contrapposizione con la carne tradizionale, soprattutto quella di qualità, bensì con quella da allevamenti intensivi – dichiara il professore Fulvio Fortezza, Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Ferrara -. Non si tratta di un dettaglio, perché questa visione delle cose, ferme restando le verifiche sul campo che ancora aspettano la ‘carne di nuova generazione’, potrebbe cambiare completamente i termini della questione”.

La maggior parte degli intervistati vorrebbe assaggiarla

Tutti e 5 gli chef sono favorevoli a introdurre la carne coltivata nei loro menu, mentre il 71% circa dei futuri chef è tendenzialmente favorevole e il 69% circa tenderebbe ad assaggiarla, così come il 70% circa dei consumatori. Tra loro sembrano essere soprattutto i mangiatori di carne “con rimorsi” (uomini) a manifestare interesse per la carne coltivata e per i suoi possibili benefici sulla salute e l’ambiente.

L’idea che la carne coltivata sia promossa da chef riconosciuti tende ad aumentare la disponibilità a pagare per questa tipologia di carne.

Se fa bene all’ambiente fa bene anche al pet 

Quanto ai possessori di cani, sempre più attenti alle diete dei loro amici a quattro zampe, concepiti sempre più come veri e propri membri della famiglia, la maggioranza degli intervistati (53%) farebbe assaggiare la carne coltivata al proprio pet, mentre solo il 22% dichiara una totale chiusura in tal senso.

La percentuale di accettazione potenziale aumenta al 58% se posta in termini di disponibilità a comprarla in modo più o meno regolare.
Il 43% degli intervistati, riferisce Italpress, sarebbe disposto a pagarla almeno quanto, o addirittura di più, dei prodotti a base di carne tradizionale, in particolare per i possibili benefici di questa scelta sull’ambiente.

La banda ultralarga fa crescere il fatturato delle aziende alimentari

Quasi la metà delle aziende del comparto alimentare che dispongono di una connessione a banda ultralarga, il 44%, ha chiuso il 2023 con una prospettiva di fatturato in crescita, staccando quelle non connesse, pari al 24%, di 20 punti percentuali.
Le aziende con accesso alla banda ultralarga riportano alcuni elementi chiave di tale risultato. Quasi l’80% di esse evidenzia un miglior controllo dei processi di produzione, il 72% una maggiore efficienza, e il 61% un migliore controllo di qualità e sicurezza.

È quanto emerge dalla ricerca commissionata da EOLO, fornitore di connettività tramite tecnologia FWA e prima B Corp del settore delle telecomunicazioni in Italia, a Community Research&Analysis, sotto la direzione scientifica del professor Marini dell’Università degli Studi di Padova.

Il ruolo fondamentale giocato nella catena di fornitura

Considerando tutti i dati presi in esame dalla ricerca, le aziende non connesse tendono a minimizzare gli effetti della connettività sulla propria attività.
Chi non dispone della banda ultralarga è meno incline a valutarne l’impatto positivo, con differenziali negativi che toccano anche i 25 punti percentuali.

Un esempio è la gestione efficiente della catena di fornitura. In questo caso, la banda ultralarga gioca un ruolo fondamentale per le aziende già connesse (75%), ma meno della metà delle realtà non connesse è dello stesso avviso.

Previsioni di investimenti: +27,6% per le aziende connesse

Un’ulteriore evidenza dei benefici della banda ultralarga per le aziende del settore si riscontra anche nelle previsioni di investimenti.
Quasi il 20% delle aziende non connesse prospetta una riduzione degli investimenti nella propria attività, una percentuale simile a coloro che intendono invece aumentarli (22,9%).

Tra le aziende connesse questi numeri migliorano sensibilmente. Le previsioni di investimenti in aumento raggiungono il 27,6%, mentre solo il 14% del campione si attende una contrazione.

La connettività è un driver di sviluppo fondamentale per l’Italia

“La connettività è un driver di sviluppo fondamentale per il Paese, permettendo alle aziende di crescere e diventare più competitive – ha sottolineato Andrea Pelizzaro, chief sales officer di EOLO -. Per rendere sempre più aree del Paese connesse, la tecnologia di EOLO gioca un ruolo cruciale, perché rappresenta la soluzione migliore per raggiungere i territori a bassa densità di popolazione. È infatti in queste aree che si concentrano molte piccole e medie imprese anche nel settore alimentare, che non potendo accedere alla banda ultralarga si trovano a competere in una situazione di svantaggio”.

Mind Health Report: gli italiani e la salute mentale

Secondo i dati emersi dall’edizione 2024 di Mind Health Report, l’indagine AXA sul benessere mentale condotta da IPSOS in 16 Paesi, tra cui l’Italia, la salute mentale continua a destare preoccupazione a livello globale, con il 32% della popolazione che riporta una forma di disturbo mentale, percentuale in aumento di 5 punti rispetto al 2022.

Un quadro che desta preoccupazione anche in Italia, dove la percentuale scende al 28%, anche rispetto all’Europa, ma cresce rispetto allo scorso anno di 6 punti.
Ansia (14%) e depressione (12%) sono i disturbi più comuni. E nel 2023 il 60% degli italiani ha dichiarato di aver affrontato almeno una difficoltà personale, in particolare le donne e i giovani.

La mancanza di consapevolezza incide sulla diagnosi e la cura

Ciò che emerge da questa nuova edizione del report è la scarsa consapevolezza sul tema del benessere mentale e sull’importanza di un supporto professionale. Cresce infatti il trend relativo all’autodiagnosi e alla gestione autonoma dei disturbi. Rispetto al 2022, il numero di diagnosi effettuate da professionisti è in calo, mentre salgono significativamente le diagnosi fatte in autonomia o su Internet (+8%).

Inoltre, 9 italiani su 10 (88%) valutano la propria condizione mentale come buona o media, mentre un quarto della popolazione (26%), ad esempio, manifesta sintomi riconducibili a depressione, ansia o stress in forma grave o molto grave.

Il 44% degli italiani sceglie di auto-gestire i disturbi

Sul fronte della gestione e della cura, il 44% degli italiani ha scelto di auto-gestire i disturbi relativi al benessere mentale, un trend in aumento di 7 punti rispetto al 2022, e più diffuso rispetto al resto del mondo (40%).
Un terzo degli italiani sospettati di soffrire di depressione, ansia o stress (33%), inoltre, non ha consultato un medico quest’anno.

A livello globale le difficoltà mentali tendono a esser ricondotte principalmente a ragioni personali (33%) piuttosto che professionali (23%).
Tuttavia, in Italia come nel resto del mondo, il 76% dei lavoratori sta manifestando almeno un disturbo collegabile al lavoro, tra cui stanchezza, perdita di energie e di interesse, disturbi del sonno, stress e ansia.

Mind Health e luogo di lavoro

La condizione di disagio attraversa trasversalmente tutta la popolazione aziendale, ma è significativa l’evidenza che vede i giovani riportare percentuali di disagio in linea con la popolazione più anziana.
Il disimpegno è uno dei primi campanelli di allarme che le aziende dovrebbero prendere in considerazione. Nonostante il dato sia più basso della media, il 62% degli italiani pianifica di dedicare meno energie al lavoro (rispetto al 69% a livello globale), mentre il 44% sta pensando di lasciare o cambiare impiego.

A livello globale, il 23% dei lavoratori ha preso un congedo per malattia a causa di problemi di benessere mentale (38% tra i giovani lavoratori).
In Europa, comunque, è l’Italia il Paese con il minor numero di assenze per malattia (16% vs 22% Europa).

Alimentazione e sostenibilità: quale sarà il cibo del futuro?

La questione del cibo sostenibile non riguarda soltanto le scelte di gusto personale o le capacità nutritive degli alimenti, ma anche le conseguenze della produzione degli alimenti sull’equilibrio del Pianeta.
Secondo la FAO il 31% delle emissioni di gas serra generate da attività umane è riconducibile ai sistemi agroalimentari.

In fatto di cibo sostenibile oggi sembrano prevalere due correnti principali. Da una parte quella guidata dall’innovazione, che sta portando alla graduale introduzione di alimenti del tutto inediti rispetto a quelli tradizionali. Dall’altra, una sorta di ritorno alle origini, ovvero, alla reintroduzione o salvaguardia di tecniche agricole e di produzione più tradizionali, e meno impattanti sull’ambiente.

Cosa mangeremo domani? Qualunque alimento, purché a basso impatto ambientale e sociale 

Le alghe sono sicuramente tra gli alimenti a minor impatto ambientale, poiché sono coltivabili praticamente ovunque, con un ridottissimo dispendio energetico ed emissioni molto contenute.
A livello nutritivo, è un alimento ricco di sali minerali e vitamine che può essere aggiunto a molti altri alimenti. La coltivazione di alghe inoltre potrebbe ridurre le colture terrestri e quindi limitare le emissioni complessive di gas serra dovute all’agricoltura.

Uno dei super alimenti prodotti grazie all’innovazione tecnologica è invece la carne coltivata, prodotta in laboratorio grazie all’innesto di cellule staminali di animali vivi e sani che vengono fatte proliferare in appositi bioreattori.
Una produzione, che se applicata su larga scala, porterebbe alla drastica riduzione dei gas serra e del consumo di acqua degli allevamenti intensivi, pur comportando consumi energetici non indifferenti.

Carne allevata, coltivata o insetti?

Oltre alla carne allevata, sono gli insetti uno dei potenziali alimenti del futuro di cui si parla di più.
In diverse aree del mondo sono già consumate diverse specie di insetti in quanto fonte di proteine ad alta qualità, paragonabili a quelle di carne o pesce.

Le criticità con riferimento agli insetti, oltre alle questioni etiche e di gusto, soprattutto per popolazioni non abituate al consumo di questo genere di alimento, riguardano l’ambito igienico-sanitario legato a grandi quantità di insetti allevate in modo intensivo per la successiva trasformazione alimentare.

Riso ibrido proteico, il superalimento che riduce le emissioni

Un altro degli alimenti più consumati a livello globale, il riso, è stato recentemente rivisitato per dare vita a una sorta di alimento ibrido tra cereale e carne, ovvero un riso proteico che al suo interno contiene una percentuale di cellule di manzo (circa l’8% del totale).
Insomma, riporta Adnkronos, una sorta di super alimento che non solo ha un livello nutrizionale più completo rispetto al riso tradizionale, ma che contribuisce a ridurre drasticamente l’impatto ambientale.

Se infatti per 100g di proteine prodotte con il riso proteico vengono emessi poco più di 6 kg di CO2, per produrre la stessa quantità di proteine da carne bovina le emissioni di CO2 salgono a quasi 50 kg.
A oggi, il riso ibrido è solo in fase di sperimentazione, ma le sue potenzialità possono essere importanti anche in ottica di contrasto alla fame nel mondo.

Cybersecurity: quasi un quarto degli utenti online è vittima di stalking digitale

Nonostante a livello globale quasi un quarto degli utenti digitali (23%) abbia subito qualche forma di stalking online da parte di una persona che stava frequentando da poco, in generale le persone sembrano sottovalutare l’importanza delle impostazioni di localizzazione, la salvaguardia della privacy dei dati, e più in generale, dell’oversharing.

Uno studio commissionato da Kaspersky su un campione di 21.000 persone in tutto il mondo rivela dati impressionanti sull’entità degli abusi digitali.
In Italia il 31% ha subito violenze o abusi da parte del partner attuale o precedente, il 14% ha ricevuto e-mail o messaggi indesiderati, il 9% ha subito una violazione di account social ed email e il 6% è stato filmato o fotografato senza il proprio consenso.

Per il 18% degli italiani è normale controllare gli account social del neo partner

Inoltre, un altro 6% ha ammesso di essere stato localizzato e il 4% di aver subito l’installazione di stalkerware sui propri dispositivi.
Ma il 18% degli intervistati italiani considera normale, come misura precauzionale, cercare su Google o controllare gli account dei social media di una persona che si è iniziato a frequentare, e il 28% ha ammesso di averlo fatto all’inizio di una relazione.

È altresì preoccupante come gli italiani che dichiarano di avere una relazione da poco tempo abbiano subito più violenze o abusi rispetto a quelli che hanno una relazione di lunga durata (47% contro 28%).
In ogni caso, le donne italiane che hanno subito qualche forma di violenza o abuso sono in proporzione più numerose rispetto agli uomini (34% contro 26%).

Cresce la paura della persecuzione online

A livello globale, il 34% degli intervistati ha dichiarato di essere spaventato dall’idea di essere perseguitato online, con una percentuale di donne leggermente superiore rispetto agli uomini (36% contro 31%).

Sempre a livello globale un numero maggiore di persone che hanno subito qualche forma di stalking online proviene dall’America centrale e meridionale e dall’Asia.
In India il 42% degli intervistati ha riferito di essere stato vittima di stalking online, il 38% in Messico e il 36% in Argentina.

La tecnologia facilita l’abuso

“Navigare nei siti di incontri online e negli spazi virtuali può essere rischioso, ed è fondamentale che i social media e le app di dating implementino processi di verifica, che possano aiutare a confermare che i profili degli utenti corrispondano alle loro foto reali – ha commentato Emma Pickering, Head of Technology-Facilitated Abuse and Economic Empowerment, Refuge -. Data la natura pervasiva dello stalking e dell’abuso facilitato dalla tecnologia, consigliamo alle persone di proteggere la propria presenza online, compresi password e account. Chi è preoccupato dovrebbe contattare le autorità locali o i servizi di assistenza”.

I lavori di ristrutturazione che aumentano il valore di un immobile

Sogni di vendere la tua casa ad un prezzo vantaggioso? Oppure, desideri semplicemente renderla più confortevole e funzionale, aumentando il suo valore nel tempo?

In entrambi i casi, la ristrutturazione può essere una scelta strategica.

Non tutti i lavori edili, però, sono ugualmente efficaci nel determinare un aumento del valore dell’immobile.

Per fare chiarezza abbiamo deciso di seguito di analizzare i principali interventi di ristrutturazione che possono accrescere il valore della tua casa, fornendoti alcuni consigli utili per ottenere il massimo dalla ristrutturazione.

Interventi di efficientamento energetico

Migliorare l’efficienza energetica di casa non solo ti permette di risparmiare sulle bollette, ma aumenta anche il suo valore di mercato.

Interventi come quelli volti all’isolamento termico, l’installazione di infissi con il vetro basso emissivo e di pannelli solari sono particolarmente apprezzati dai potenziali acquirenti, che sempre più ricercano abitazioni ecosostenibili.

Ristrutturazione di bagno e cucina

Bagno e cucina sono due ambienti chiave nel determinare la valutazione di un immobile, probabilmente quelli che hanno una influenza maggiore. Rinnovarli con criterio e con le idee giuste può determinare un aumento significativo del valore di mercato.

Per questo motivo sostituire sanitari, rubinetteria, pavimenti e rivestimenti, scegliendo materiali moderni e di alta qualità, è un investimento che si ripaga nel tempo.

Ampliamento degli spazi

Se hai la possibilità di ampliare la superficie utile della tua abitazione, ad esempio creando una veranda o un soppalco, il suo valore salirà considerevolmente.

Avere a disposizione più spazio è un vantaggio chiaramente molto apprezzato dai potenziali acquirenti, soprattutto in contesti urbani dove gli spazi sono limitati.

I sistemi di domotica

L’installazione di sistemi di domotica rende una abitazione più moderna, confortevole e sicura. La possibilità di gestire luci, climatizzazione, allarmi e altri dispositivi da remoto è un plus che aumenta il valore dell’immobile e lo rende più appetibile sul mercato.

Oggi in particolar modo, sono tantissime le persone che desiderano implementare la domotica quando si trasferiscono in una nuova abitazione, e la possibilità di trovare già tutto predisposto non può che far aumentare il valore dell’immobile.

Manutenzione ordinaria e straordinaria

Non sottovalutare l’importanza di mantenere il tuo appartamento in buone condizioni.

Piccoli interventi di manutenzione ordinaria come la tinteggiatura delle pareti o la riparazione di infissi e sanitari, possono fare la differenza al momento della vendita.

Anche interventi di manutenzione straordinaria, come la ristrutturazione del tetto o della facciata, possono aumentare il valore dell’immobile.

Se stai pensando di vendere casa dunque, potresti far effettuare per tempo interventi di manutenzione di questo tipo così da poter chiedere un prezzo più alto in sede di vendita.

Ristrutturare con stile

Oltre ad eseguire lavori di natura tecnica, è importante curare anche l’aspetto estetico della tua casa.

Scegliere finiture di pregio, arredare con gusto e creare un ambiente armonioso e accogliente può aumentare il suo appeal e, di conseguenza, il suo valore di mercato.

Anche la creazione di un open space, soluzione che va tanto di moda oggi, è uno di quegli interventi che concorrono ad aumentare il valore di casa.

Lo stesso vale per quanti decidono di far realizzare dei controsoffitti in tutta la casa al fine di installare un sistema di aria condizionata canalizzata, soluzione molto apprezzata perché in grado di climatizzare l’intero appartamento senza la presenza degli antiestetici split sulle pareti.

Conclusione

Ristrutturare una abitazione può essere un investimento vantaggioso, sia in termini di comfort abitativo che di valore economico.

È importante scegliere gli interventi giusti e affidarsi a professionisti qualificati per la loro realizzazione tecnica, così da riuscire ad aumentare il valore del tuo immobile e renderlo più appetibile sul mercato.

PNRR: Italia prima in Europa con il 53% degli obiettivi raggiunti

L’Italia ha già realizzato il 53% delle milestone e dei target concordati con l’Europa (151 dei 290 previsti), e a oggi siamo il Paese con maggiori risultati raggiunti nella trasformazione digitale nell’ambito del PNRR.
Il PNRR mette a disposizione del Paese risorse mai viste prima per la digitalizzazione dell’Italia, molto più di tutti gli altri Paesi in Europa.

Si tratta di 47 miliardi di euro dal 2021 a giugno 2026, di cui 40 miliardi della Missione 1, più le iniziative di digitalizzazione di altre cinque Missioni, pari al 37% di tutte le risorse europee dedicate alla trasformazione digitale nel Next Generation EU.
La Spagna prevede di spendere per il digitale 20 miliardi di euro, la Germania 13, la Francia 9, e altri 19 Stati meno di 2 miliardi.
Ma ora la partita si fa seria, con molti nuovi target da raggiungere, per cui sono attesi risultati con effetti concreti sull’economia e il benessere collettivo.

“Si apre una nuova fase per l’Agenda Digitale”

È quanto emerge dalla ricerca dell’Osservatorio Agenda Digitale della School of Management del Politecnico di Milano.

“Si apre una nuova fase per l’Agenda Digitale dell’Italia, ancor più ricca di opportunità e di criticità che in passato – afferma Alessandro Perego, Direttore scientifico -. Mentre siamo impegnati a realizzare nei tempi previsti gli interventi del PNRR, è necessario pensare a come dare un futuro sostenibile alla trasformazione digitale. È importante farlo ora, mentre entriamo nella fase più critica del Piano e impostiamo le politiche di coesione, per garantire continuità d’azione e un uso corretto delle risorse disponibili”.

Il 60% delle risorse destinato a PA o imprese pubbliche

La PA è fondamentale nell’attuazione del PNRR e nel raggiungimento degli obiettivi di trasformazione digitale. Almeno il 60% delle risorse del Piano (nello specifico il 33% di quelle della Missione 1 per la trasformazione digitale) sono destinate a PA centrali, locali o imprese pubbliche. Tutte le risorse sono gestite e rendicontate da PA.

In particolare, entro fine 2024 l’Italia deve confermare i target di fine 2023 sui tempi di aggiudicazione delle gare pubbliche, su quelli per realizzare quanto previsto e sulla gestione dei relativi pagamenti.
Deve poi spedire almeno 3 milioni di lettere di conformità e generare un gettito fiscale, da queste, di almeno 2,7 miliardi di euro, deve ridurre del 65% le cause pendenti nei tribunali ordinari e del 55% quelle nelle corti di appello civili.

Gap digitale Nord-Sud: servono strategie differenziate

A livello geografico, però, si confermano ampie differenze tra le Regioni italiane e il divario endemico tra le Regioni del Mezzogiorno e quelle del Centro-Nord.

“Se vogliamo ridurre i divari storici dell’Italia con altri Paesi e tra i nostri stessi territori, servono strategie differenziate che raccordino il livello nazionale a quello regionale. L’attuazione dell’agenda digitale deve essere portata avanti con strategie multilivello – spiega Michele Benedetti, Direttore dell’Osservatorio Agenda Digitale -, che tengano conto anche degli effetti degli interventi sulla riduzione delle disuguaglianze economico-sociali”.

Milano è la città più pet-friendly. Anche Roma e Napoli sul podio

Il 79% dei 9mila intervistati dall’Osservatorio Quattrozampeinfiera reputa Milano ‘l’ambiente ideale’ per gli animali domestici, contro il 75% a favore di Roma e il 52% di Napoli.
L’indagine svolta sulle abitudini dei possessori di animali da compagnia fornisce una panoramica dettagliata, e positiva, sulla relazione tra gli abitanti milanesi e i loro amici animali, evidenziando, al contempo, alcuni aspetti migliorabili da parte dell’Amministrazione comunale.

Il 78% degli intervistati dichiara di avere accesso ad aree per cani prossime all’abitazione, ma sottolineano la necessità di illuminare meglio, attrezzare e suddividere per taglia tali spazi.

Le restrizioni nei locali pubblici

Oltre il 51% segnala forti limitazioni alla presenza di cani nei locali pubblici. L’analisi condotta sui ristoranti rivela che solo il 45% degli intervistati li considera agibili, la richiesta ai ristoratori è quella di aprire le porte a tutti i nostri amici a quattro zampe. Ciò evidenzia la necessità di bilanciare la libertà degli animali con le esigenze della collettività.

La presenza di asili per cani è stata poi confermata solo dal 41% degli intervistati, suggerendo margini di miglioramento sull’implementazione di servizi dedicati alle emergenze e alle cure a breve termine. 
Per quanto riguarda l’igiene per gli animali, il 77% conferma di riuscire a reperire negozi di toelettatura nelle vicinanze, indicando una crescente offerta di servizi per la cura dei pet.

Mobilità urbana e accesso ai supermercati

Analogamente, il 91% dichiara di avere comodamente accesso ai servizi veterinari nelle proprie vicinanze, sottolineando come la salute degli animali domestici venga posta al primo piano nella comunità milanese.
Vengono richieste però sovvenzioni per le cure veterinarie in base al reddito, in modo da rendere più accurata possibile l’assistenza agli animali.

La mobilità urbana risulta agevole per oltre l’86% degli intervistati, che conferma di utilizzare i mezzi pubblici con il proprio cane da compagnia.
L’accesso ai supermercati, invece, è risultato molto limitato, solo il 18% conferma questa possibilità.
Il dato sottolinea le diverse politiche in atto nella GDO riguardo l’ingresso con animali domestici. La richiesta, quindi, è quella di consentire l’accesso a tutti senza limitazioni di taglia.

Le richieste alle amministrazioni, tre obiettivi per città amiche degli animali

L’indagine evidenzia la rilevanza della pet-friendliness urbana, e offre un quadro completo delle dinamiche tra gli abitanti di Milano e i loro animali domestici.

Le richieste comuni provenienti da intervistati di Milano, Roma e Napoli riguardano più aree per cani, l’installazione di fontanelle e cestini per le deiezioni, e aprire supermercati, musei e ristoranti a tutti i cani, indipendentemente dalla taglia. Questo, riporta Ansa, per promuovere l’inclusione e la partecipazione attiva degli animali nella vita cittadina.

PA e trasformazione digitale: l’Intelligenza artificiale al centro della rivoluzione

Nonostante alcuni ritardi nella digitalizzazione rispetto ad altre nazioni, l’Italia mostra segnali promettenti, specialmente nelle sperimentazioni che riguardano l’Intelligenza Artificiale nel settore pubblico.
Con una visione chiara e investimenti mirati, l’Italia può trasformare le sfide in opportunità, diventando un modello di innovazione nella Pubblica amministrazione.

È quindi essenziale investire in tecnologie avanzate come Cloud Computing e Blockchain, unite però alla necessità di un significativo sviluppo delle competenze digitali.
Insomma, la trasformazione digitale sta investendo la PA italiana, e l’AI è il motore di questo cambiamento. Ma è altresì cruciale considerare il ruolo della normativa, in particolare, l’introduzione dell’AI Act, nel guidare e rendere sicuro il percorso dell’innovazione.

L’AI trasforma il modo in cui vengono erogati servizi ai cittadini

La rivoluzione digitale della PA promette di trasformare il modo in cui vengono gestititi processi ed erogati servizi ai cittadini, e l’AI emerge come chiave per un futuro più efficiente e dinamico.
“Stiamo assistendo a un cambiamento radicale, dove l’AI può svolgere un ruolo decisivo nell’ammodernare i servizi pubblici – commenta Federico Aiosa, Head Of Sales del Central Public Sector Welfare Area -. Ma è fondamentale adottare un approccio strategico e condiviso. La posizione dell’Italia nelle classifiche internazionali di digitalizzazione non soddisfa ancora le nostre aspettative a causa di vari fattori, come la limitata spesa nelle soluzioni ICT e la mancanza di competenze digitali avanzate tra i lavoratori pubblici”.

“Convertire le sperimentazioni in azioni concrete”

Fortunatamente, l’Italia si distingue per il numero di sperimentazioni nel campo dell’AI nel settore pubblico. “Ciò evidenzia un crescente interesse verso l’innovazione – aggiunge Aiosa -. Ora è essenziale convertire queste sperimentazioni in azioni concrete”.
Per una trasformazione digitale efficace, l’Italia deve quindi puntare su soluzioni tecnologiche avanzate e un cambio culturale nelle pubbliche amministrazioni. Tecnologie come il Cloud Computing, Quantum Computing e la Blockchain sono cruciali. “Il deficit di competenze digitali – continua il manager – è un ostacolo notevole. È fondamentale investire in programmi di formazione specifici”.

La normativa deve garantire privacy e sicurezza supportando l’innovazione 

La normativa deve evolversi per accompagnare e consolidare le opportunità offerte dalla tecnologia. Recentemente è stato introdotto l’AI Act, la prima legge al mondo che tenta di regolamentare l’Intelligenza artificiale in maniera strutturale.

“Per accompagnare questo cambiamento, è necessaria una normativa che supporti l’innovazione, garantendo al contempo la privacy e la sicurezza dei dati” spiega ancora Aiosa.
Insomma, la trasformazione digitale nella Pubblica amministrazione italiana rappresenta una sfida europea e globale.
Con una visione chiara, investimenti mirati e un forte impegno nella formazione, l’Italia può sfruttare il potenziale dell’AI per innovare i servizi pubblici e migliorare la vita dei cittadini diventando un esempio da seguire.