Ricerca di lavoro: i consigli di InfoJobs per far “emergere” il CV

Chi si tratti di rispondere a un’offerta di lavoro, o si decida di inserire il proprio profilo sui portali online, quello che conta è l’abilità di mettere in luce nel CV le caratteristiche professionali più rappresentative. Ma quali sono i punti focali che più di altri intercettano l’attenzione dei selezionatori di personale? Come fa un’azienda a cercare il talento giusto tra tutti quelli iscritti sulle piattaforme online, e come inizia il percorso di ricerca per il candidato perfetto?
Risponde InfoJobs, che ha analizzato il comportamento di oltre 5.000 aziende attive sulla piattaforma, di cui nel primo trimestre 2023 quasi 3.500 hanno cercato un talento sulla job board, e ha scoperto quali sono le informazioni imprescindibili da inserire in un curriculum, e fare in modo che si concretizzi la possibilità di accedere a un colloquio.

Collocazione geografica ed età del candidato

Nonostante la crescita del lavoro ibrido, valido per molte professioni, ma non per tutte, la collocazione geografica è ancora oggi fondamentale. Le aziende partono proprio dalla prossimità del candidato rispetto alla sede aziendale per cercare il talento da inserire in organico. Inoltre, il dato serve alle aziende per capire la disponibilità a lavorare nelle province adiacenti al domicilio del candidato, o per gestire meglio le proprie risorse sul territorio e valutare eventuali trasferimenti o opportunità in filiali.
Il secondo elemento focus è l’età. Ogni età porta con sé caratteristiche da valorizzare, dall’esperienza di chi ha molti anni di professione alle spalle a chi si sta affacciando per la prima volta al mondo del lavoro. Il suggerimento è quello di non lasciarsi scoraggiare dal passare del tempo: ogni risorsa è principalmente una persona, quindi si può sempre provare a cercare una nuova opportunità lavorativa.

Identificare ruoli e professioni

Una volta stabiliti i confini in termini geografici e di età, le aziende proseguono nella ricerca del talento cercando tra le professioni. Per fare ciò si avvalgono di parole chiave che identificano la professione. Indicare bene ruoli e professioni facilita perciò l’esser trovati dall’azienda. Il suggerimento è utilizzare anche i sinonimi delle classiche professioni: sappiamo tutti ormai che ad esempio ‘commesso/a’ può avere diversi appellativi, come sales assistant o addetto/a vendite.

Esperienze di lavoro, titolo di studio e competenze

Quando magari si pensa a più professioni, o in generale a un nuovo ruolo da inserire in un ramo particolare, l’azienda mira a osservare la categoria professionale di provenienza del candidato, basandosi soprattutto sulle ultime esperienze professionali o aspirazioni inserite nel cv. 
Non è meno importante l’area di studio a incuriosire l’azienda. Le aziende, infatti, prestano attenzione a questa sezione per capire fin da subito i margini di crescita professionale all’interno dell’azienda, e quale ruolo possa essere di maggior interesse per il candidato in esame. Le competenze acquisite in anni di studio possono trovare corrispondenza nelle mansioni lavorative, o supportare e incentivare la formazione su uno specifico ambito. Mai sottovalutarle.

Nel 2023 gli italiani sono più fiduciosi

Il sentiment sulla situazione del nostro Paese inverte la rotta, e oggi gli italiani sono più fiduciosi nel futuro e attendisti sulla situazione personale. Nonostante la maggioranza di ‘bancarizzati’ e ‘investitori’ ritenga ancora la situazione italiana peggiorata rispetto a un anno fa, questa percentuale è in calo, segnando un miglioramento che non si registrava dall’autunno 2021. Un fenomeno analogo si registra anche rispetto alle aspettative per il futuro: nei prossimi 12 mesi la percentuale di chi si attende un peggioramento della situazione scende, e aumenta quella di chi si attende un miglioramento dello scenario domestico. Sono alcune evidenze emerse dall’edizione di maggio 2023 dell’Osservatorio semestrale realizzato da Eumetra e Dogma Research per Anima SGR. 

Caro bollette, disoccupazione, clima, pandemie 

Se fra i bancarizzati si registra un leggero aumento di chi giudica migliorata la propria situazione personale, fra gli investitori questa percentuale è in lieve calo. Fra i rischi citati, restano ai primi posti l’inflazione e la guerra, mentre la preoccupazione per il caro-bollette si ridimensiona, e scende anche la percentuale di chi si aspetta nel prossimo futuro un rialzo dei prezzi. Fra gli altri timori, il rischio disoccupazione/recessione, che impensierisce il 28% dei bancarizzati e il 26% degli investitori, il cambiamento climatico (24% bancarizzati, 23% investitori), e fra i rischi di medio termine, la siccità (16% bancarizzati e 15% investitori). Le pandemie, invece, ora sono una minaccia solo per il 13% di bancarizzati e investitori. 

Capacità di risparmio e scelte d’investimento

Da settembre aumentano da 31 a 32 milioni gli italiani che affermano di avere progetti da sviluppare per i prossimi anni. In un contesto di forte inflazione, cresce dal 62% al 64% la percentuale di chi ha progetti di risparmio, mentre cala dal 79% al 78% quella di chi annuncia progetti di consumo.
Sono poi in risalita dal 50% al 56% fra i bancarizzati e dal 68% al 72% fra gli investitori coloro che riescono a risparmiare con una certa costanza almeno una parte del proprio reddito. Quanto alle preferenze di investimento, la soluzione più scelta restano i prodotti finanziari, e i rialzi dei tassi e il conseguente rincaro dei mutui determinano un leggero calo di chi assegna la propria preferenza al mercato immobiliare.

Sostenibilità o rendimento?

La sostenibilità e il basso impatto socio-ambientale sono ormai in primo piano nelle decisioni di consumo. Quando si analizzano le prospettive relative agli investimenti, però, cresce la percentuale di chi è disposto a privilegiare il rendimento rispetto alla sostenibilità, mentre cala quella di chi assegna più peso alla sostenibilità. Questi dati non frenano però l’aumento di chi dichiara di essere interessato a una consulenza, che consenta di realizzare investimenti sostenibili in linea con i propri valori.
La percentuale di chi risponde affermativamente passa infatti dal 50% al 55% fra i bancarizzati e dal 61% al 66% fra gli investitori.

Bard di Google arriva in 180 Paesi, e sfida l’AI di Microsoft

Lo ha annunciato Sundar Pichai, ceo di Google e Alphabet, durante il Google I/O 2023, l’annuale conferenza degli sviluppatori. Bard, lo strumento di Intelligenza artificiale di Google, presto sarà disponibile gratuitamente in 180 Paesi, all’inizio solo in inglese, giapponese e coreano, e successivamente nelle 40 principali lingue del mondo. Del resto, Pichai ha dichiarato di voler “rendere l’Intelligenza artificiale uno strumento utile per tutti”. Di fatto, continua la sua competizione con Microsoft nella sfida dell’AI. Tra le novità, ora gli utenti potranno esportare le risposte ottenute da Bard su Gmail e Google Docs, e proprio come farà Microsoft, anche il chatbot di Google fornirà risposte multimodali, ovvero non risponderà solo con un testo, ma anche con immagini.

Dal chatbot all’editor la rivoluzione è nelle foto 

Il chatbot di Google funziona in due modi: da un lato incorporerà immagini nelle risposte, e dall’altro saranno gli utenti stessi a poter porre a Bard domande con foto. Ma anche Magic Editor, il nuovo editor di Google è alimentato dall’AI, e trasforma le immagini senza strumenti professionali.
Un esempio mostrato al Google I/O 2023 è quello di una foto con una persona davanti a una cascata: Magic Editor permette di spostare il soggetto, cancellare la tracolla di una borsa e rendere il cielo meno nuvoloso. Un altro esempio? Magic Editor è in grado di spostare l’immagine di un bambino seduto su una panchina, generando una ‘nuova’ parte della panchina e i palloncini tenuti in mano dal bambino. Alcuni telefoni Pixel avranno accesso anticipato a Magic Editor entro la fine dell’anno.

PaLM 2, il modello linguistico si aggiorna e diventa più intelligente

Un’altra novità è PaLM 2, il nuovo modello linguistico (LLM) di Google alla base di Bard e di 25 prodotti dell’azienda. PaLM 2 include più di 100 lingue, ed è stato addestrato su 20 linguaggi di programmazione. Non solo è in grado di eseguire traduzioni letterali, ma anche di comprendere e tradurre modi di dire, poesie e indovinelli. L’aggiornamento migliorerà le capacità matematiche, logiche e di ragionamento, nonché di programmazione, di Bard. L’ampio set di dati di PaLM 2 include articoli scientifici e pagine Web contenenti espressioni matematiche. Il ramo sanitario di PaLM 2, Med-PaLM 2, raggiunge risultati all’avanguardia nella competenza medica, e può rispondere a domande sulla medicina a un livello pari a quello di un medico esperto.

Con Live View e Immersive View Maps supera il concetto di navigatore

Ora Maps reinventa il modo di muoversi. Con le funzionalità di ricerca di Live View e Immersive View supera il concetto di navigatore e rende l’esperienza più visiva, riporta Agi.  Immersive View utilizza la computer vision e l’AI per fondere insieme miliardi di Street View e immagini aeree creando il più ricco modello digitale del mondo. Sarà possibile ottenere indicazioni stradali visualizzando in anteprima piste ciclabili, marciapiedi, incroci e parcheggi lungo il percorso.
Un’altra novità riguarda Duet AI for Workspace, che ora integra la potenza dell’AI generativa in tutte le app di Workspace. Ad esempio, l’integrazione di Duet AI in Presentazioni renderà possibile generare facilmente immagini con poche parole di input.

Farsi un selfie non è solo questione di vanità. Lo spiega la scienza

Farsi un selfie non è solo una questione di vanità. I selfie ci piacciono tanto perché catturano il significato del momento e ci riconnettono al passato. Lo dimostra una revisione di sei studi condotti su un totale di oltre 2.100 persone, pubblicata sulla rivista Social Psychological and Personality Science da un gruppo internazionale di esperti guidato da Zachary Niese dell’Università di Tubinga.
Dalla ricerca emerge infatti che se le foto che sembrano scattate da terze persone ci aiutano a cogliere meglio il significato di un particolare momento della nostra vita, e a richiamarlo alla mente quando riguardiamo l’immagine, quelle fatte dalla nostra prospettiva personale ci aiutano a ricordare le sensazioni fisiche provate durante un evento.

Scattare e postare fotografie ormai fa parte della vita quotidiana

“Scattare e postare fotografie fa parte della vita quotidiana – afferma Niese -. Sebbene talvolta queste pratiche vengano derise nella cultura popolare, le fotografie personali possono aiutare le persone a riconnettersi con le proprie esperienze passate e costruire la narrazione di loro stesse”.
Quindi, quando postiamo su Facebook o Instagram non lo facciamo esclusivamente per vanità o per i nostri follower, ma anche per noi stessi. Anche uno scatto al ristorante può contribuire a costruire il senso che abbiamo della nostra persona, e la prospettiva da cui lo facciamo ha grande rilevanza.
Ad esempio, un selfie che ci ritrae mentre mangiamo con il partner servirà a raccontare e ricordare un momento di condivisione e convivialità, riporta Ansa.

Evento o esperienza fisica, l’importante è documentare

Secondo i ricercatori, chi sceglie di raffigurarsi nella scena scattando selfie lo fa per catturare il significato più profondo dell’evento. E quando si usa la fotografia in prima persona, scattando una foto della scena dal proprio punto di vista, è perché si vuole documentare un’esperienza fisica.
In uno degli esperimenti è stato chiesto ai partecipanti di valutare uno scenario in cui avrebbero voluto scattare una foto, come, ad esempio, una giornata in spiaggia con un caro amico, e valutare l’importanza e il significato dell’esperienza. E secondo i ricercatori, più i partecipanti hanno valutato il significato dell’evento per loro, più è probabile che avrebbero scattato una foto con sé stessi all’interno.

A volte lo scopo dello scatto non corrisponde alle aspettative 

In un altro esperimento, i partecipanti hanno esaminato le foto che hanno pubblicato su Instagram. In questo caso, si è scoperto che alle persone non piaceva molto la loro foto se c’era una discrepanza tra la prospettiva della foto e il loro obiettivo nello scattare la foto. Inoltre, se i partecipanti affermavano che il loro obiettivo era catturare il significato del momento, la foto gli piaceva di più se veniva scattata in terza persona, ovvero, con sé stessi all’interno dell’immagine.

La (s)fiducia nelle banche in Italia nel 2023

Dopo la pandemia da Covid-19, la guerra in Ucraina, il caro energia, l’inflazione, la crescita del costo del denaro e la lievitazione dei mutui, ora arriva l’ennesima crisi che coinvolge le banche. Secondo una rilevazione Ipsos, attualmente la fiducia nelle banche si ferma poco sotto il 30%, con il 61% dell’opinione pubblica italiana che mostra netti segni di dissenso. Bassa è anche la valutazione della Banca Centrale Europea del ‘dopo Mario Draghi’, con voti positivi espressi da appena un terzo dell’opinione pubblica. Percentuali analoghe se le aggiudica anche la Borsa, con un quadro di fiducia che si ferma appena sopra al 30%.

La nuova crisi riapre vecchie ferite

I timori di un’altra crisi bancaria sono riemersi nelle scorse settimane dopo le notizie del crollo della Silicon Valley Bank, il secondo più grande fallimento bancario nella storia degli Stati Uniti, e la vicenda relativa all’istituto di credito Credit Suisse, acquisita poi da UBS, la più grande Banca Svizzera. Ma la disillusione nelle banche, dopo il grande crollo degli anni 2007-2008, non si è mai ripresa fino in fondo. La nuova crisi riapre vecchie ferite, anche perché l’opinione pubblica italiana vive da anni un deficit di fiducia complessivo: oltre due terzi dei cittadini affermano di non fidarsi né delle imprese né delle banche, ritenendo che entrambe siano troppo disposte a scaricare costi e incapacità sui consumatori.

Più deluse le donne e i ceti popolari 

Il dato di delusione, in crescita nel corso degli ultimi anni e passato dal 65% di fine 2020 al 69% di oggi, è principalmente evidente tra le donne (74%), i ceti popolari (80%) e i residenti nelle isole e nel centro Italia (75%). Accanto a questo sentimento di sfiducia si associa la convinzione che i soggetti dotati di maggiori risorse economiche siano completamente scollegati dal resto della realtà sociale italiana. Per il 75% dell’opinione pubblica, infatti, i cosiddetti ‘esperti’ non comprendono le esigenze delle persone comuni. Un sentimento di distacco che prolifera soprattutto tra i ceti popolari (82%) e le donne (78%).

Gli istituti di credito non dovrebbero pensare solo a sé stessi

La delusione verso il mondo bancario è accentuata anche dal fatto che gli italiani vorrebbero trovare nella banca un soggetto su cui contare. Quasi il 40% vorrebbe che gli istituti di credito fossero maggiormente impegnati a generare tranquillità a chi affida loro i propri risparmi. Un sesto del Paese, inoltre, ritiene che le banche debbano essere parte integrante della comunità ed essere impegnate nella crescita dei contesti locali e nel rafforzamento delle microeconomie. Quasi un quarto dell’opinione pubblica poi ritiene che gli istituti di credito non debbano pensare solo a sé stessi, ma essere protagonisti della crescita della collettività, sostenendo famiglie e imprese, e creando opportunità per i giovani e le giovani famiglie.

Gli italiani hanno fiducia nella tecnologia

Il settore tecnologico continua a registrare livelli di fiducia più alti rispetto ad altri settori. A livello globale l’indice di fiducia a ottobre ha toccato il 76%, +4% rispetto a gennaio. Un dato confermato anche in Italia: a inizio anno è infatti del 73%, +4% rispetto al 2021. Sono alcuni dati emersi dall’analisi incrociata dell’Edelman Trust Barometer 2022, l’indagine globale sul tema della fiducia, e lo Special Report Trust in Technology. Secondo il Trust Barometer 2022 i numeri sono in crescita nella quasi totalità dei Paesi analizzati. Cina e Indonesia registrano tassi rispettivamente del 90% del 91%, mentre Stati Uniti e Canada sono in lieve decrescita.

La privacy non preoccupa, gli haker sì

L’Italia è davanti a Spagna, Francia, Germania e Regno Unito, preceduta solo dall’Olanda (74%), ed è l’unico Paese europeo in cui il settore della tecnologia è l’unico con l’indice di fiducia più alto.
Tra i Paesi analizzati, l’Italia (44%) è insieme alla Germania (39%) tra i meno preoccupati dalla privacy dei dati raccolti dalle aziende, dalla sicurezza e il possibile uso manipolatorio. Al contrario, le preoccupazioni principali degli italiani in ambito tech riguardano le attività degli hacker, che cresce di 5 punti toccando il 69% (vs 71% globale), e la possibile perdita di lavoro a causa delle innovazioni tecnologiche o dell’automazione, che però scende di un punto (53%) rispetto allo scorso anno.

I sottosettori

A guidare in alto la fiducia del comparto tecnologico sono le tecnologie legate alla salute (69%), insieme ad alcuni ambiti che nel corso degli ultimi mesi si sono affermati nel dibattito pubblico facendo breccia nella vita quotidiana.
Tra questi, il sottosettore del 5G (66%) e quello dell’IoT (60%), che entrano nell’area della fiducia con una crescita rispettivamente del 4% e 1% rispetto allo scorso anno. In crescita, anche l’AI, un altro tema tech molto discusso, che raggiunge il 59% dei consensi.

I lavoratori del Tech

Un altro aspetto analizzato dal Trust Barometer 2022 è quello dei lavoratori del settore Tech. Oltre a concordare (79%) che la tecnologia ha un impatto positivo sul proprio lavoro, a livello globale (84%) dimostrano più dei colleghi degli altri comparti una fiducia generalizzata verso i propri datori di lavoro. Il 68% degli stessi lavoratori chiede però ai propri ceo di prendere posizione pubblicamente su temi sociali e politici in cui credono. Tra i temi che i leader aziendali dovrebbero affrontare al primo posto c’è quello del lavoro e dell’economia, insieme all’equità dei salari.

Nel 2022 raddoppiano gli attacchi ransomware mirati

Nel 2022 le organizzazioni di ransomware hanno continuato a perfezionare le loro tecniche e secondo l’ultimo report di Kaspersky sul crimeware nei primi dieci mesi del 2022 la percentuale di utenti attaccati da ransomware mirati è quasi raddoppiata rispetto al 2021. In particolare, nel 2022 la percentuale di utenti colpiti da attacchi ransomware mirati rappresenta lo 0,026% di tutti gli utenti attaccati da malware. Nel 2021 era lo 0,016%. Sono cifre che dimostrano come i criminali informatici per raggiungere i loro obiettivi stiano passando da attacchi opportunistici ad attacchi ransomware mirati.

Non solo Lockbit: le varianti sono oltre 21.400 

I gruppi di ransomware continuano a migliorare le loro tecniche. Uno di questi, Lockbit, rimane una delle varianti di ransomware più popolari, innovative e in rapido sviluppo attualmente in uso. Questo gruppo continua a creare insidie agli specialisti della cybersecurity aggiungendo nuove opzioni, come la pratica del dumping delle credenziali, una tecnica che prevede che l’attore possa prendere il controllo del dominio del computer infetto e creare una named pipe per reimpostare le credenziali del sistema operativo. Tuttavia, continuano a emergere nuove varianti di ransomware. Nel corso del 2022, Kaspersky ha rilevato oltre 21.400 varianti di ransomware.

L’ultima scoperta è Play

La scoperta più recente è Play, una nuova variante di ransomware altamente offuscata che rende più difficile l’analisi. Il suo codice non ha alcuna somiglianza con altri campioni di ransomware, ma fortunatamente Play è nelle prime fasi di sviluppo. Quando è stata condotta l’indagine non è stato possibile individuare la posizione della violazione, e alle vittime è stato richiesto di contattare i criminali tramite un indirizzo e-mail lasciato nella nota di riscatto.
Ciò che ha attirato l’attenzione dei ricercatori è che Play contiene una funzionalità recentemente riscontrata in altre varianti avanzate di ransomware: l’auto-propagazione. In pratica, gli attaccanti trovano un server message block (SMB) e stabiliscono una connessione. Successivamente, Play cerca di montare il suddetto SMB e distribuire ed eseguire il ransomware nel sistema remoto.

Tecniche sempre più inventive

“Gli sviluppatori di ransomware tengono d’occhio il lavoro dei concorrenti. Se uno di loro implementa con successo una determinata funzionalità, è molto probabile che anche altri lo facciano – commenta Jornt van der Wiel, Security Expert di Kaspersky -. Sempre più gruppi di ransomware adottano tecniche inventive che rendono gli attacchi ransomware ancora più mirati e distruttivi, e le statistiche di quest’anno lo dimostrano. Un’altra cosa che non smetteremo mai di ricordare al pubblico è la necessità di effettuare backup regolari e di conservarli offline”. 

Italiani digitali, ma comprano meno device e sono scettici sul 5G

Nel 2022 la percentuale di italiani che hanno avuto accesso ai dispositivi digitali è rimasta stabile. Tra i dispositivi più diffusi, gli smartphone, posseduti dal 94% degli italiani, e i computer portatili (83%). Seguono, con un certo distacco, tablet e pc desktop, dispositivi e-Reader e console da gioco portatili. Ancora ‘di nicchia’, i visori di realtà virtuale (8%), e i fitness band, mentre gli smartwatch sono l’unica voce in significativa crescita (più del 30%). Quanto al 5G, il trend di diffusione è in crescita, ma resta la difficoltà a comprenderne l’effettiva portata. È quanto emerge dalla Digital Consumer Trends Survey 2022 di Deloitte.

L’impatto ambientale

Emerge la crescente attenzione alla durata media dei dispositivi, che porta ad allungarne il ciclo di vita e a ridurre gli impatti derivanti dalla produzione e distribuzione. Così, se da un lato un consumatore su due ritiene che le aziende dovrebbero esplicitare l’impronta ecologica dei dispositivi commercializzati, solo il 23% pensa che le aziende siano trasparenti relativamente al proprio impatto ambientale. E solo un consumatore su tre è disposto a pagare un prezzo maggiore per acquistare uno smartphone più sostenibile. Inoltre, gli italiani continuano a preferire uno smartphone nuovo, perché il tema della durata e della vita media di un dispositivo è tra le caratteristiche che guidano nella scelta di acquisto.

Solo il 3% non ha accesso a internet a casa

Tra gli italiani solo il 3% non ha accesso a internet a casa, mentre il 69% si appoggia a un fornitore di connettività fissa a banda larga tramite Wi-Fi. La restante parte si affida soprattutto a un provider di rete internet mobile. Tra chi ha scelto di avvalersi del servizio internet di un provider di rete fissa broadband, uno su tre dichiara che questo non fa parte di un pacchetto con altri servizi. Chi invece ha scelto di sottoscrivere un pacchetto, integra soprattutto la linea telefonica fissa, aderendo ancora a un modello ‘tradizionale’ di offerta di servizi di telecomunicazione. Meno frequente è l’associazione del servizio a banda larga con una connessione mobile (6%), così come ancora poco adottati i pacchetti che associano la connettività domestica ad abbonamenti come, ad esempio, servizi streaming e TV.

4G o 5G?

Oggi sono ancora pochi gli italiani che utilizzano con regolarità il 5G, riporta Adnkronos: solo il 9% di chi possiede un telefono o uno smartphone. Tra chi utilizza il 5G, il 38% non sa spiegare la differenza con il 4G (45% tra i giovanissimi), e tra chi possiede uno smartphone, il 44% non sa abbastanza sul tema. In alcuni casi, anche la copertura può rendere difficile l’effettiva fruizione del potenziale del 5G. E non mancano gli scettici. Tra chi possiede uno smartphone o un telefono, uno su cinque non ha un dispositivo che supporta il 5G e non è interessato ad averlo. Mentre il 15%, pur avendo un dispositivo che lo supporta, non ha acquistato un piano dati che lo include.

Nuove tabs per Home e Feed su Facebook: cosa c’è da sapere

Meta sta effettuando un’importante revisione dell’app di Facebook, con l’obiettivo di ottimizzarla costantemente per premiare gli utenti e contrastare la concorrenza delle piattaforme simili, in particolare TikTok. In quest’ottica si inserisce l’ultima miglioria, che riguarda la divisione del feed in due schede. Il feed di notizie originale è stato rinominato Home. Continuerà a funzionare come il vecchio feed di notizie visualizzando storie, post e altri contenuti di Facebook che l’algoritmo riterrà che possano interessare l’utente. La tab Feed invece, quella appena introdotta, mostrerà solo i contenuti di amici, gruppi e pagine seguite. In sintesi, fornirà contenuti dalle fonti che si seguono in ordine cronologico, il che significa che si vedranno prima i post più recenti.

Le parole di Mark Zuckerberg

Secondo Mark Zuckerberg, l’obiettivo è rendere più semplice il controllo dei contenuti che vedi e scopri su Facebook. E ha dichiarato in occasione della presentazione di questa novità: “Stiamo introducendo il nome Home per la tab che vedi quando apri l’app Facebook. Home è il punto di partenza per connettersi con familiari e amici, scoprire contenuti o creare post e Storie. Da Home puoi creare un Reel, vedere cosa condividono i tuoi contatti nella tab Feed e nelle Storie e creare una community basata su interessi nuovi e condivisi. La tua tab Home è personalizzata in modo univoco grazie al nostro sistema di classificazione tramite apprendimento automatico. Questo sistema prende in considerazione migliaia di segnali per evitare confusione e classificare i contenuti in base all’ordine che riteniamo potrebbe essere più valido per te. Stiamo investendo nell’AI per continuare a mostrare contenuti suggeriti in questa nuova esperienza con classificazione. Mentre nella tab Home troverai sempre nuove community con passioni e interessi condivisi, con Feed puoi continuare a vedere tutti gli aggiornamenti delle persone e community a cui tieni di più”.

Come si visualizza 

Sempre nel post di annuncio delle nuove funzioni è spiegato come si visualizzano. “Alcune persone vedranno Feed come tab nella barra dei collegamenti rapidi. Su iOS questa barra si trova in fondo all’app e su Android in alto. Prevediamo che questi aggiornamenti verranno implementati a livello globale nel corso della prossima settimana. Le tab nella barra dei collegamenti rapidi cambiano in base alle parti dell’app che usi di più. Puoi anche personalizzare e fissare una tab nella barra dei collegamenti rapidi, e in questo modo la sua posizione non cambierà”. 

Messenger lancia la scheda Chiamate

Secondo il gruppo Meta, complice anche la pandemia, negli ultimi due anni le chiamate audio e video su Messenger sono aumentate del 40%, con 300 milioni di telefonate effettuate ogni giorno. Messanger ha introdotto per la prima volta le chiamate vocali nel 2013, e con la nuova scheda dedicata compie un ulteriore passo in avanti come hub di comunicazione completo. Meta, già Facebook, ha infatti lanciato la nuova scheda ‘Chiamate’ a livello globale nell’app Messenger per iOS e Android. La sezione terrà traccia di ogni chiamata effettuata o ricevuta nell’app e renderà più semplice usare il client per entrare in contatto con i propri amici, quasi come su WhatsApp. L’idea di Meta è infatti quella di spingere le persone a utilizzare maggiormente Messenger per telefonare, e non solo per sfruttarne le funzionalità di chat testuale.

Una lunga lista di concorrenti

Nel 2014, Facebook aveva separato l’app dal social principale, pubblicandone una versione indipendente sia su App Store di iOS sia sul Play Store di Google. Un anno dopo aveva debuttato la funzione di videochiamata, seguita dalle chat di gruppo. E più di recente, Meta ha aggiunto nuove scorciatoie, incluse opzioni per avvisare tutti in una conversazione, oppure inviare messaggi che non danno luogo a notifiche. Nel settore delle app di messaggistica gratuite Messenger ha una lunga lista di concorrenti, tra cui Google Voice, Viber, Signal e la stessa WhatsApp, che Meta ha acquistato nel 2014.
Tra le tante però, Messenger rimane una delle poche, oltre a FaceTime di Apple, a non richiedere un numero di telefono in fase di registrazione per funzionare, riporta Ansa. 

Un sistema completo per effettuare conversazioni scritte, vocali e video

Se l’app di Facebook Messenger è nata con il solo scopo di offrire agli utenti un sistema per poter chattare in maniera distaccata dal social network vero e proprio, attualmente offre un sistema completo per poter effettuare conversazioni scritte, vocali e video. La nuova scheda può tornare utile per aiutare a mantenere tutte le chiamate organizzate in un’unica posizione, migliorando la visibilità di queste funzioni.

Posizionata al centro tra le schede Chat e Persone

Posizionata al centro tra le schede ‘Chat’ e ‘Persone’, riporta Punto informatico, la nuova scheda Chiamate permette di accedere rapidamente all’elenco dei contatti e presenta pulsanti separati per le chiamate vocali e le videochiamate, permettendo agli utenti di chiamare direttamente un determinato utente senza dover per forza fare troppi passaggi. Il che rende la piattaforma molto più intuitiva anche per chi non l’ha mai utilizzata.
La fase di implementazione della nuova scheda è già in corso, quindi tutti gli utenti dovrebbero vederla comparire nelle prossime ore, sia su Android sia su iOS/iPadOS.