Acquisti digitali per viaggi e turismo superano i valori del 2019

Il settore del Turismo in Italia conferma la ripresa del 2022, e quest’anno torna a segnare una crescita sul valore assoluto registrato nel 2019, l’ultimo anno prima delle limitazioni agli spostamenti a causa della pandemia.

A trainare la crescita è ancora l’e-commerce, che raggiunge 16,9 miliardi di euro nel settore dei trasporti, il 71% della spesa complessiva, e 19,4 miliardi in quello dell’ospitalità, pari al 54% del totale.
Sono alcune evidenze presentate dall’Osservatorio Travel Innovation della School of Management del Politecnico di Milano durante l’evento annuale dedicato al settore turistico TTG Travel Experience.

I trasporti

Nel 2023 il comparto dei trasporti tra online e offline nelle tre componenti incoming, domestica e outgoing vale complessivamente 23,7 miliardi di euro, +41% sul 2022 e +9% sul 2019.
Anche quest’anno l’e-commerce gioca un ruolo primario, crescendo più velocemente del mercato totale (+50% vs 2022 i soli acquisti online) per un totale di 16,9 miliardi.

Se nel 2019 l’incidenza degli acquisti online di comparto era del 55% sul totale, nel 2023 oltre 7 euro spesi su 10 (71%) derivano dal canale digitale.
In pratica, gli utenti digitali sono molto più propensi a prenotare attraverso canali diretti che indiretti.

Le strutture ricettive

Anche il settore Ricettivo, inteso come somma di alberghiero e extra-alberghiero, è in forte recupero.
Considerando sia i flussi incoming sia quelli domestici nel 2023 il settore raggiunge quota 35,8 miliardi (+11% rispetto al 2022), superando del 7% il livello del 2019, quando il totale del comparto (offline più online) valeva 33,4 miliardi di euro.

In questo contesto l’e-commerce raggiunge 19,4 miliardi di euro (2,9 miliardi in più rispetto al 2022) e continua a crescere a tassi più alti rispetto al totale del mercato, soprattutto nella componente diretta, rappresentando nel complesso il 54% del comparto a valore.

Il Turismo organizzato

Anche il turismo organizzato conferma la ripresa, sebbene i valori del tour operating (crociere escluse) siano ancora leggermente inferiori al 2019 (-2%).
Le agenzie di viaggio che sono riuscite a superare il periodo pandemico, invece, registrano per il 2023 un +2% del transato rispetto al 2019.

“I dati incoraggianti che possiamo osservare oggi, sebbene risultino in parte drogati da un incremento dei prezzi soprattutto dei vettori a lungo raggio, derivano dal recupero del turismo incoming e outgoing, oltre che da una parziale ripresa dei viaggi d’affari – commenta Eleonora Lorenzini, direttrice dell’Osservatorio Travel Innovation -. Il canale digitale si dimostra, ancora una volta, un elemento portante, e preferito sia dai viaggiatori sia dagli operatori. Questi ultimi dimostrano anche una decisa sensibilità verso le tematiche sociali e ambientali, che stanno ridefinendo i modelli di business all’insegna della cosiddetta twin transition, dove verde e digitale vanno a braccetto”. 

Donazioni, più con pagamenti digitali che in contanti

Per la prima volta, le donazioni effettuate tramite pagamenti digitali hanno superato quelle in contanti. Secondo la nona edizione dello studio “Donare 3.0”, condotto da BVA Doxa in collaborazione con PayPal Italia e Rete del Dono, l’85% dei Millennial e dei GenZ ha effettuato almeno una donazione negli ultimi 12 mesi. Questo conferma l’aumento dell’atteggiamento generale verso la donazione da parte delle giovani generazioni, che sono più propense a fare donazioni solidali a favore di diverse cause benefiche.

Pagamenti digitali prima modalità per aiutare

Il digitale si è affermato come la modalità principale per le donazioni. Nel corso del 2022, si è verificato un cambiamento significativo nelle modalità di pagamento utilizzate: il 38% ha donato in contanti, mentre il 42% ha utilizzato strumenti di pagamento digitale. Riguardo agli importi donati negli ultimi dodici mesi, il 42% degli intervistati ha donato più di 50 euro, mentre il 43% ha donato tra i 10 e i 50 euro nello stesso periodo. È evidente una tendenza in crescita nell’utilizzo dei dispositivi mobili per effettuare donazioni, che nel 2022 hanno coinvolto il 61% degli intervistati, rispetto al 65% che ha utilizzato un computer fisso. PayPal si conferma come lo strumento preferito per il 70% degli intervistati, seguito dalla carta di credito al 62%.

I giovani sempre più generosi

Si sta consolidando l’atteggiamento positivo dei giovani nei confronti della donazione. I donatori online mostrano un trend di crescita costante anno dopo anno, con l’85% dei Millennial e dei GenZ che ha effettuato almeno una donazione nel 2022. Il 38% degli intervistati ha dichiarato di donare ad associazioni consigliate da persone di fiducia, soprattutto tra i Millennial e i GenZ. Inoltre, circa la metà dei donatori (51%) rimane molto fedele alle associazioni a cui dona. Tra le due generazioni menzionate, c’è una forte preferenza (61%) per donare oggetti materiali. Molte persone sono propense a sostenere più di una causa benefica, infatti il 64% degli intervistati ha donato a più di due associazioni. Inoltre, il volontariato coinvolge attivamente il 33% dei soggetti intervistati.

Salute e ricerca prima causa di donazione

La principale causa per cui le persone donano è la salute e la ricerca, con il 55% delle preferenze degli intervistati. C’è anche un crescente interesse verso l’assistenza sociale, lo sport, l’arte e la cultura. La cultura rivela un particolare interesse per i progetti legati al patrimonio culturale italiano e al territorio.

Chatbot: ancora poco diffuso, e quattro italiani su dieci non sanno cos’è 

È quanto emerge dall’indagine commissionata da indigo a Dynata: quattro italiani su dieci non sa cos’è un chatbot, e l’86% preferisce il dialogo con un operatore umano. Di fatto, il 30% di chi non ha mai usato un chatbot ammette di non averlo trovato sui siti che ha visitato. Infatti, in Italia il chatbot è ancora poco diffuso sui siti delle aziende, che si avvalgono di tecnologie di vecchia generazione. E questo origina negli utenti una percezione negativa.
Ma le nuove generazioni sono più ottimiste riguardo i progressi dell’Intelligenza Artificiale, e non hanno paura di ChatGpt.

Meglio email e call center per contattare un’azienda

Secondo l’indagine, nella classifica degli strumenti più utilizzati per dialogare con le aziende il chatbot resta al terzo posto (47%), dopo email (73%) e call center (59%).
Tra gli aspetti che dissuadono maggiormente i consumatori dall’utilizzo del chatbot, oltre alla preferenza per il dialogo (46%), c’è il timore di non essere capiti (44%) e di ricevere risposte non accurate (34%). Al tempo stesso, circa il 50% degli italiani dichiara che sarebbe invogliato a utilizzare i chatbot se questi fossero più precisi, il 26% cerca nello strumento maggiore empatia, il 20% rapidità nelle risposte.

Per gli under 24 l’AI porterà progresso nella società

Ma in questo quadro le nuove generazioni guardano invece con ottimismo ai chatbot, collegando questa tecnologia al progresso dell’Intelligenza Artificiale. Il 55% di chi ha meno di 24 anni ammette infatti che ChatGpt ha migliorato la percezione dei chatbot, mentre per il 64% degli under24 l’AI porterà progresso nella società.
Insomma, “Dall’indagine di Dynata emerge un quadro in cui conoscenza, aspettativa e soddisfazione dei consumatori sono fattori strettamente connessi” sottolinea Gianluca Maruzzella, Co-founder & Ceo di indigo.ai.

Esperienze di comunicazione frustranti e poco empatiche

“Da un lato – spiega Maruzzella all’Adnkronos- c’è una fascia di consumatori che non si è ancora approcciata al chatbot o che sconta esperienze di comunicazione frustranti con i brand, dovute a chatbot di vecchia generazione poco empatici. Soprattutto quest’ultimo aspetto ha contribuito ad alimentare negli ultimi anni una percezione negativa dell’AI applicata alla comunicazione aziendale. Dall’altra – aggiunge il manager – ci sono le nuove generazioni che conoscono ChatGpt e guardano all’Intelligenza Artificiale come uno strumento parte del quotidiano: da utilizzatori già rodati di chatbot, sono maggiormente consapevoli del potenziale che può offrire un chatbot di nuova generazione che utilizza l’Intelligenza Artificiale”.

Trasformazione digitale: conoscere poco la rete rallenta l’innovazione 

Oggi la pressione per la digitalizzazione non è mai stata così alta, ma il 73% dei dirigenti a livello internazionale è preoccupato per la capacità della propria organizzazione di tenere il passo con i requisiti tecnologici e digitali più recenti. Un leader aziendale su quattro (25%) ammette infatti di avere solo una conoscenza funzionale o limitata della rete aziendale, e l’81% degli stessi dirigenti afferma che la propria organizzazione avrebbe bisogno di alti livelli di innovazione per avere successo nel corso del 2023. Sono alcuni risultati del sondaggio pubblicato da Aruba, società di Hewlett Packard Enterprise, condotto su 200 leader aziendali internazionali per valutarne il grado di consapevolezza ‘digitale’.

La digitalizzazione è essenziale, ma non tutti i dirigenti la comprendono

I manager d’azienda concordano sul fatto che la tecnologia e la digitalizzazione avanzata ora siano essenziali per consentire ai dipendenti di svolgere il proprio lavoro (71%). Tuttavia, nonostante il ruolo di collegamento svolto dalla rete tra i dipendenti e la tecnologia di cui hanno bisogno, solo il 61% afferma di comprendere appieno la relazione tra rete e produttività dei dipendenti. Allo stesso modo, il 53% ha dichiarato di non capire appieno come la rete possa aiutare a guidare l’innovazione, nonostante il 50% ritenga che l’accesso ai dati sia fondamentale per sbloccare nuovi flussi di entrate nei prossimi 12 mesi.

Le contraddizioni delle strategie di investimento

Le potenziali conseguenze di queste contraddizioni emergono considerando le strategie di investimento delle organizzazioni per l’anno in corso. Mentre il 50% dei leader aziendali afferma di voler aumentare nel 2023 la spesa per le iniziative digitali, solo il 25% afferma che effettuerà un investimento corrispondente nella propria infrastruttura di rete. A fronte di una quota significativa di intervistati (59%) che afferma che i propri dipendenti hanno sperimentato problemi di connettività sul posto di lavoro, solo il 29% ritiene che la propria organizzazione sia in grado di garantire un connettività continua, e solo il 21% è d’accordo sul fatto che la propria organizzazione abbia la flessibilità necessaria.

Come raggiungere gli obiettivi di business?

“Le organizzazioni di tutto il mondo hanno grandi progetti per le loro trasformazioni digitali quest’anno – afferma Larry Lunetta, Vice President Portfolio Solutions Marketing di Aruba -. Vogliono aumentare la produttività dei dipendenti attraverso il lavoro ibrido, fornire una migliore analisi dei dati per sviluppare nuovi flussi di entrate, generare maggiore efficienza operativa per risparmiare sui costi, ridurre il consumo di energia per diventare più sostenibili e molto altro ancora. Le aziende sanno che devono continuare a investire nella tecnologia per rendere tutto ciò possibile. Ma per raggiungere gli obiettivi di business hanno bisogno del supporto di una rete innovativa, agile e ottimizzata. Solo così le probabilità di una trasformazione digitale di successo aumenteranno”.

Viaggi, il mercato italiano vola con l’online

Dopo mesi davvero difficili per il settore, il 2022 è stato l’anno della riscossa per il turismo, tornato velocemente quasi ai valori prepandemia. Per quanto concerne la componente offline il divario da colmare è ancora significativo (da -45% a -16% rispetto al 2019 per i differenti comparti), invece per l’eCommerce dei Viaggi il sorpasso sul 2019, in alcuni casi, è già avvenuto. Nell’ospitalità i valori del 2022 per l’online superano, infatti, quelli del pre-pandemia (16,4 contro i 14,6 miliardi del 2019) mentre nei trasporti vi sono ormai vicini (11,2 miliardi rispetto a i 12 di tre anni fa). Anche il turismo organizzato ha ripreso terreno: il mercato del tour operating nel 2022 vale il 70% di quanto fatturava nel 2019 e il comparto delle agenzie di viaggio si attesta al -19% sul pre-pandemia. Rispetto al 2021 la ripartenza è evidente: +106% per il tour operating e +189% per le agenzie di viaggio. Sono alcuni dei dati emersi dalla nona edizione dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Turismo della School of Management del Politecnico di Milano.

Il peso dell’eCommerce nei vari comparti del travel

“Il 2022 si è confermato come l’anno della ripresa e la crisi che il Travel si è trovato ad affrontare negli ultimi anni, sebbene particolarmente violenta, sembra volgere al termine. Dopo un primo trimestre ancora incerto, abbiamo rilevato un’inversione di rotta più decisa, trainata dall’eCommerce, che a partire dalla scorsa estate si è fatta sempre più consistente”, dichiara Filippo Renga, Direttore dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Turismo. “Il digitale è stato capace di riportare alcuni comparti di questa industria ai valori pre-pandemia, confermandosi un’asse portante e ricordandoci come la digitalizzazione del journey resti una priorità trasversale alle aziende di tutta la filiera. Nell’ospitalità l’eCommerce incide, infatti, per il 51% sulle transazioni, superando nettamente il 44% del 2019, ma il dato più sorprendente riguarda i trasporti, dove l’incidenza è salita al 68%, partendo da un 55% nel 2019. Inoltre, le agenzie di viaggio stanno investendo nella digitalizzazione della relazione e anche le strutture ricettive si stanno adoperando in questo senso”.

Il canale digitale piace soprattutto per “ispirazione”

Guardando al comportamento dei turisti italiani, grazie a un’indagine realizzata in collaborazione con BVA Doxa, emerge con evidenza la crescente digitalizzazione del journey anche lato domanda. Il canale online prevale per l’ispirazione: il 56% dei viaggiatori dichiara di aver usato solo canali online (motori di ricerca in oltre un caso su due, seguiti da siti di recensione, aggregatori e comparatori di alloggi e trasporti e, infine, sito dei fornitori dell’alloggio).
Anche in fase di prenotazione l’online la fa da padrone: per l’alloggio la quota di chi ha utilizzato esclusivamente canali online raggiunge il 59%, mentre nei trasporti il 63%. Inoltre, il 22% dei viaggiatori si rivolge all’agenzia o consulente di viaggio per acquisire informazioni o prenotare la vacanza. 
Continua a crescere anche il numero di viaggiatori che ha acquistato tramite eCommerce prodotti legati alla località visitata e che rappresenta il 33% del totale, contro il 12% del 2019 e il 9% del 2018. Anche l’offerta si sta adeguando alla crescente richiesta di esperienze neverending, ossia esperienze turistiche estese nel tempo e nello spazio: il 12% delle strutture ricettive offre ai propri clienti la possibilità di acquistare prodotti della destinazione (enogastronomici, di artigianato…) tramite eCommerce. 

Mercato digitale: nel 2021 vale 75,3 miliardi, +5,3% 

Secondo il Report Il digitale in Italia 2022, condotto da Anitec-Assinform, l’Associazione di Confindustria che raggruppa le principali aziende Ict, in collaborazione con netconsulting, la crescita del mercato digitale italiano nel 2021 si è attestata al+5,3%, per un valore complessivo di 75,3 miliardi di euro. Grazie alla ripresa dell’economia e alla spinta significativa ai progetti di digitalizzazione in molti settori produttivi, nell’anno passato il mercato digitale nazionale è tornato a crescere. Nella prima metà del 2022 il quadro internazionale, economico e geopolitico però è mutato. Per poter proseguire nel suo ruolo sempre più centrale e di traino del sistema Paese per il mercato digitale saranno fondamentali le riforme e gli investimenti previsti dal Pnrr.

Segno positivo per quasi tutti i settori del mercato

Dal rapporto annuale di Anitec-Assinform emerge che nel corso del 2021 a crescere sono stati quasi tutti i settori del mercato digitale. I Dispositivi e i Sistemi, ad esempio, hanno registrato un incremento del 9,1%, per un valore di 21,1 miliardi di euro, evidenziando un’accelerazione dovuta principalmente alle vendite dei personal computer e degli apparecchi televisivi. Anche il segmento del Software e delle Soluzioni Ict ha chiuso il 2021 a quota 8,1 miliardi di euro, con una crescita dell’8%, mentre i Servizi Ict hanno raggiunto 13,6 miliardi di euro, segnando una crescita complessiva del 7,6%.
Una crescita dovuta alla ripresa degli investimenti nei servizi di System Integration, tra i principali driver dei piani industriali delle maggiori aziende in tutti i settori, nonché dall’ulteriore importante crescita dei servizi di Cloud 

Il segmento dei Contenuti Digitali è in ripresa

Continua invece il trend negativo per i Servizi di Rete Tlc (-3,3%), anche se la diminuzione è avvenuta in misura minore rispetto all’anno precedente. Il rapporto segnala inoltre la ripresa del segmento dei Contenuti Digitali (+8,7%), trainati principalmente dal ritorno agli investimenti pubblicitari su piattaforme internet. 
“I dati fatti registrare nel corso del 2021 certificano che la digitalizzazione è stata un fattore imprescindibile per la ripresa dell’economia del nostro Paese – commenta Marco Gay, presidente Anitec-Assinform -. Non a caso la crescita del mercato digitale ha interessato tutti i principali settori economici. Lo scorso anno abbiamo inoltre accentuato e normalizzato l’impiego di soluzioni digitali nella vita di tutti i giorni, dal lavoro allo studio”. 

“Il digitale è qui per restare”

“I numeri sull’utilizzo di device e sugli investimenti in tecnologie ci rassicurano sulla diffusa percezione che il digitale è qui per restare – aggiunge Gay -. Ora stiamo affrontando uno scenario nuovamente mutato a causa del conflitto bellico in Ucraina, da problemi nelle catene di fornitura di alcuni beni, dal costo dell’energia e più in generale da un’inflazione crescente e preoccupante. Pertanto per bilanciare tali dinamiche e fare avanzare la transizione digitale dell’economia saranno fondamentali l’attuazione delle riforme e degli investimenti previsti dal Pnrr”.

Dalla UE nuove regole per le Big Tech

Il Parlamento e Consiglio Europeo hanno raggiunto un accordo provvisorio sulla legge sui servizi digitali (Digital Services Act – DSA): insieme al Digital Markets Act, il DSA stabilirà gli standard per uno spazio digitale più sicuro e condizioni di parità per aziende e Big Tech nei prossimi anni. In base alle nuove regole, le piattaforme online, come social media e mercati, dovranno adottare misure per proteggere gli utenti da contenuti, beni e servizi illegali. La Commissione e gli Stati membri avranno accesso agli algoritmi di piattaforme online molto grandi, inoltre vi sarà una rimozione rapida di contenuti illegali, inclusi prodotti e servizi. Gli utenti saranno autorizzati a segnalare contenuti illegali e le piattaforme dovranno agire rapidamente.

Diritti fondamentali da tutelare anche online

Tutele più forti anche per garantire che le segnalazioni siano trattate in modo non arbitrario e discriminatorio e nel rispetto dei diritti fondamentali, compresa libertà di espressione e protezione dei dati. I mercati online devono poi garantire che i consumatori possano acquistare prodotti o servizi sicuri, rafforzando i controlli per dimostrare che le informazioni fornite siano affidabili (principio Know Your Business Customer), nonché adoperarsi per prevenire la visualizzazione di contenuti illegali. Le vittime di violenza informatica saranno meglio protette, soprattutto contro la condivisione non consensuale (revenge porn) con rimozioni immediate. Piattaforme e motori di ricerca possono essere multati fino al 6% del loro fatturato mondiale. Nel caso di piattaforme con più di 45 milioni di utenti la Commissione avrà il potere esclusivo di esigere la conformità.

Meno oneri e più tempo per adattarsi alle Pmi

La Commissione seguirà da vicino i potenziali effetti economici dei nuovi obblighi per le Pmi, e i nuovi obblighi di trasparenza consentiranno agli utenti di essere meglio informati su come viene consigliato il contenuto. Inoltre, gli utenti avranno un migliore controllo su come vengono utilizzati i loro dati personali, e la pubblicità mirata sarà vietata quando si tratta di dati sensibili. Le piattaforme accessibili ai minori dovranno adottare misure specifiche per tutelarli, anche vietando totalmente la pubblicità mirata, e sarà vietato manipolare le scelte degli utenti attraverso ‘modelli oscuri’: piattaforme e mercati online non dovrebbero spingere le persone a utilizzare i loro servizi, ad esempio esortando il destinatario a modificare la propria scelta tramite l’interferenza dei pop-up. E annullare un abbonamento dovrebbe diventare facile come abbonarsi.

Risarcimento di eventuali danni o perdite

I destinatari dei servizi digitali avranno il diritto di chiedere il risarcimento di eventuali danni o perdite subiti a causa di violazioni da parte delle piattaforme. Le piattaforme molto grandi, riporta Italpress, dovranno rispettare obblighi più severi nell’ambito della DSA, proporzionati ai rischi che comportano quando diffondono contenuti illegali e dannosi, compresa la disinformazione. Inoltre dovranno valutare e mitigare i rischi sistemici ed essere soggette ad audit indipendenti ogni anno. E le grandi piattaforme che utilizzano i ‘sistemi di raccomandazione’ (algoritmi che determinano ciò che vedono gli utenti) devono prevedere almeno un’opzione che non sia basata sulla profilazione.

Per Visa un miliardo di pagamenti contactless in più in Europa

Un miliardo di pagamenti contactless aggiuntivi: è quanto ha processato Visa in Europa in meno di un anno. Un traguardo raggiunto da Visa grazie a una maggiore fiducia dei consumatori verso i pagamenti touch free, ma soprattutto da quando 29 paesi in tutta Europa hanno aumentato la soglia dei pagamenti contactless in risposta alla pandemia da Covid-19. La crescita dei pagamenti contactless, uno dei trend chiave emersi durante la pandemia, mostra come questi siano passati dall’essere una semplice comodità a una vera e propria necessità, sia per i consumatori sia per gli esercenti. Una ricerca effettuata da Visa rileva infatti come due terzi (65%) dei consumatori a livello mondiale preferirebbe utilizzare i pagamenti contactless anche più di quanto fa abitualmente.

Una forma di pagamento che combina velocità e convenienza alla sicurezza

“La domanda di pagamenti touch-free indica che il contactless è diventato per consumatori ed esercenti europei la nuova normalità – spiega Charlotte Hogg, Chief Executive Officer Europe di Visa -. I pagamenti contactless sono diventati popolari perché combinano velocità e convenienza con la sicurezza. Infatti, le carte contactless possiedono il tasso di frode più basso di qualsiasi altra tipologia di pagamento, e nei paesi in cui i pagamenti contactless vengono più utilizzati, le frodi nei punti vendita sono ai minimi storici. L’abilitazione di pagamenti contactless sarà la chiave della ripresa economica in Europa – aggiunge Hogg – dal momento che darà ai consumatori fiducia nello spendere, e fornirà a negozi, ristoranti e altri retailer una spinta proprio nel momento in cui ne hanno più bisogno”.

L’80% delle transazioni Visa all’interno dei negozi attualmente è contactless

Secondo la ricerca, la domanda crescente di transazioni contactless è evidente in tutta Europa, con oltre l’80% dei pagamenti Visa all’interno dei negozi attualmente contactless. In Francia e Germania, ad esempio, il numero di transazioni contactless è aumentato rispettivamente di due terzi e di quasi la metà rispetto all’anno precedente. Del miliardo di transazioni, 400 milioni hanno avuto luogo nel Regno Unito, e ci si può aspettare un’ulteriore crescita a seguito dell’annuncio dell’innalzamento della soglia dei pagamenti contactless a 100 sterline entro fine anno.

Gli esercenti si spostano sempre più verso le operazioni online

La popolarità dell’e-commerce sta aumentando in tutta Europa, e a dicembre 2020 oltre 15 paesi hanno registrato una crescita del 40%, o più, delle transazioni online rispetto all’anno precedente. Poiché molte imprese sono tenute a operare sottostando a misure restrittive, e a tenere il passo con il cambio di comportamento dei consumatori, gli esercenti si stanno spostando sempre più verso le operazioni online, adottando i pagamenti digitali e contactless.

Startup Hi-Tech, investimenti per 694 milioni di euro

L’ecosistema italiano delle startup hi-tech è vicino ai 700 milioni di euro di finanziamenti. Nel 2019 gli investimenti totali in Equity di startup hi-tech in Italia ammontano infatti a 694 milioni di euro, in crescita del’17% rispetto al valore totale consuntivo del 2018, quando ammontavano a 593 milioni di euro.

La prima fonte di capitale per l’ecosistema si rivelano gli investimenti degli attori informali. Questi crescono del 32% e raggiungono quota 248 milioni di euro, mentre gli investimenti degli attori formali, storico motore dell’ecosistema italiano, registrano una crescita del solo 12%, raggiungendo i 215 milioni di euro. La quota di capitale derivante dagli attori internazionali ammonta invece a 154 milioni di euro (+58%), con una crescita importante dei fondi provenienti da Europa e Cina.

Si avvicina il raggiungimento della soglia obiettivo del miliardo di euro

È quanto emerge dalla 7a edizione dell’Osservatorio Startup Hi-tech promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano in collaborazione con Italia Startup, l’Associazione dell’ecosistema startup italiano.

“Il valore complessivo investito in Equity di startup hi-tech nel 2019 si avvicina ai 700 milioni di euro (+17%), mostrando un rallentamento che costituisce una parziale battuta di arresto – afferma Antonio Ghezzi, Direttore dell’Osservatorio Startup Hi-tech del Politecnico di Milano -. Nonostante l’ecosistema non abbia mantenuto i trend ‘eccezionali’ fatti registrare nel 2018, è comunque importante sottolineare come la crescita 2019 resti un dato positivo”, che avvicina l’Italia al raggiungimento della soglia obiettivo del miliardo di euro di investimenti annui.

L’Italia recupera alcune posizioni verso Francia, Germania e Spagna

“Rispetto al benchmark internazionale, anche i numeri di quest’anno confermano la distanza dell’Italia rispetto ad altri ecosistemi più maturi ed economie comparabili, come Francia, Germania e Spagna”, spiega Raffaello Balocco, responsabile scientifico dell’Osservatorio Startup Hi-tech del Politecnico di Milano. Rispetto allo scorso anno, però, l’Italia recupera alcune posizioni nei confronti di Paesi che continuano a correre più rapidamente di noi. Un elemento sintomatico di questo trend è l’aumento del taglio medio di investimenti. “Le startup hi-tech italiane hanno sempre trovato estrema difficoltà nell’intercettare investimenti superiori ai 10 milioni di euro, ma il trend appare in miglioramento: nel 2018 erano già stati rilevati circa 12 round superiori a questa soglia e nel 2019 il numero si attesta a 14”, commenta Balocco.

Cresce l’attrattiva da parte dei capitali esteri

Come ecosistema imprenditoriale nazionale l’Italia sta iniziando ad attrarre investimenti esteri in maniera più sistematica e continua. Guardando alla provenienza dei capitali attratti dall’ecosistema da parte di player esteri, l’Europa è al primo posto (46,4%), seguita da USA (41%), Cina (11,6%), Giappone (0,55%) e Taiwan (0,49%). Rispetto al 2018, che vedevano primi gli USA (72,73%), seguiti da Europa (23,36%), Cina (3,77%) e Brasile (0,06%), si nota una crescita importante della rilevanza dei paesi asiatici, in particolare la Cina, ed europei. Che compensano la decrescita della rilevanza degli investimenti da parte degli Stati Uniti.

L’e-commerce spicca il volo, sostenuto da food e smartphone

Nel 2018 gli acquisti online degli italiani hanno superato i 27,4 miliardi di euro, il 16% in più rispetto al 2017, e quelli di prodotti crescono di 3 miliardi euro in 12 mesi. L’e-commerce insomma si sta affermando come un mezzo sempre più diffuso per fare spese. Soprattutto di cibo e servizi.

“L’incremento dell’e-commerce italiano è frutto di dinamiche differenti – spiega all’Adnkronos Riccardo Mangiaracina, responsabile scientifico dell’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm del Politecnico di Milano -. Da un alto i prodotti continuano a crescere con un ritmo sostenuto (+25%), spinti dagli ottimi risultati di diversi comparti”, dall’altro il merito è anche degli smartphone. Tanto che l’abitudine di comprare da cellulare è in crescita del 40% rispetto al 2017, quando si attestava al 25%.

Si compra ancora da pc, ma lo smartphone prende quota

Secondo Mangiaracina “Si compra, ancora, soprattutto, al Nord, con il 56%, mentre al Centro e al Sud, con le isole, restiamo su percentuali più basse: rispettivamente il 23% e il 21%”. Nel 2018 gli acquisti effettuati dal cellulare hanno però superato gli 8,4 miliardi di euro, costituendo il 31% di questo tipo di transazioni. Il desktop del Pc, invece, pur rimanendo il sistema preferito per fare shopping online, passa dal 67% del 2017 al 62% nel 2018. Si riduce anche l’incidenza degli acquisti da tablet, che passano dall’8% al 7%.

Il food traina le vendite sul web

Tra i comparti merceologici che più sostengono l’e-commerce a primeggiare è il food, che traina le transazioni online con una quota del 40%. Anche perché l’offerta nelle diverse città italiane si sta ampliando. Oltre alla spesa online dal supermercato si sta affermando “anche il cosiddetto food delivery, ossia la consegna di cibo pronto a domicilio – continua Mangiaracina – con i vari Foodora, Deliveroo, Glovo e UberEats”.

Anche l’enogastronomia continua a essere gettonata, ad esempio per l’acquisto di prodotti tipici, o di vino o di capsule del caffè. Un settore, questo, che però cresce meno rispetto al food delivery, perché già diffuso in passato.

Per il 2019 si punta sugli acquisti ricorrenti

Se i prodotti crescono del 25% i servizi nel 2018 rallentano la crescita (6%) poiché entrati in una fase di maturità. In ogni caso, seppure con una quota minore, continuano a sostenere gli acquisti online, soprattutto nei settori del turismo, le assicurazioni, o la compravendita di biglietti per eventi. Tra i settori del futuro, invece, oltre al food delivery, gli italiani iniziano ad apprezzare i prodotti di arredamento home design, quelli di cosmetica, i giocattoli e gli accessori auto. Per il 2019 si punta, però, sugli acquisti ricorrenti. “Perché il cellulare lo compri una volta ogni tre anni, quattro anni – aggiunge Mangiaracina – mentre dove si guadagna è sul cibo”. Settore inarrestabile, ma soprattutto indispensabile.